Regia di Gaspar Noé vedi scheda film
E' un cinema essenziale, ficcante e brutale che va dritto per la sua strada. Non finge menefreghismo o rassegnazione, mostra solo una linea retta che parte dell'utero della carne e finisce nell'utero della terra. Il protagonista non si autocelebra ma si autocommisera, sa di dover provare a vivere perché è giusto farlo, per celebrare lo spirito di sopravvivenza ma sa anche di non essere altro che un animale dotato di pensieri elaborati ma soprattutto di istinto. E così il suo cinismo diviene filosofia di vita, ogni atto trova una giustificazione e la morale e la giustizia quasi svaniscono: sono roba da ricchi, passatempi per chi può occupare la mente in altro modo. Non c'è autoreferenza, non si ha l'impressione di un gioco tra il regista e lo spettatore come spesso accade, tutt'altro quella che lo stesso si disinteressi di chi guarda il film e può emettere giudizi; questa è una pagina del diario di Gaspar Noé, il distacco che si sente fa parte della messa in scena, dell'effetto finale.
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