Regia di Gaspar Noé vedi scheda film
"Io sono solo, lei pure. Nasciamo soli, viviamo soli, moriamo soli. Soli, sempre soli. E anche quando scopiamo siamo soli. Soli con la nostra carne, con la nostra vita... È come un tunnel, impossibile da condividere. E quanto più invecchiamo, più siamo soli."
Lille, 1980: da poco uscito di galera, un cinquantenne ex-macellaio (Philippe Nahon) si ritrova stanco, disoccupato, frustrato, combattuto fra cosa è morale e cosa è giusto.
La vita finora non gli ha certo arriso: abbandonato dalla madre e rimasto presto orfano di padre durante la guerra, è riuscito a mettere in piedi una propria macelleria, finché le cose non hanno preso una brutta piega e ha dovuto lasciare l'attività; sul piano personale non gli è andata meglio: vive con una "grassona" (Frankye Pain) che ha conosciuto e messo incinta una volta scarcerato e ha una figlia adolescente (anch'essa abbandonata dalla madre) di nome Cynthia (Blandine Lenoir), che ora vive in una casa di cura dopo aver indirettamente causato l'incarcerazione del padre.
È nel pieno di questo ben poco idilliaco quadro che l'ex-macellaio perde definitivamente il senso della misura e la testa, facendo un putiferio e ritrovandosi a Parigi, sua città di provenienza, con pochi spiccioli e con una pistola carica di tre proiettili in tasca. Braccato, disperato e incazzato, solo contro tutti...
Sequel di un precedente mediometraggio dello stesso autore, "Seul contre tous" è il lungometraggio d'esordio del factotum Gaspar Noé, regista franco-argentino underground e già avvezzo a lavorare con risorse minime. Nato e distribuito in mezzo a mille difficoltà, "Seul contre tous" paga sicuramente la sua natura di film estremo, che in fondo può dirsi tale non certo per le esplosioni di violenza (che sono solo un paio) o per un supposta natura splatter, bensì per l'enorme pesantezza psicologica, pure accentuata dalla forma narrativa scelta da Noé, vale a dire l'interminabile e quasi costantemente aggressivo monologo interiore.
Fra brevi intervalli fatti di fulminei movimenti di una camera altrimenti sempre fissa, lo spettatore è guidato dalla voce narrante dell'anonimo macellaio nella sua psiche di uomo ai margini, umiliato, tentato da orribili fantasie incestuose, dall'ideale della giustizia personale e dal suicidio.
Il coraggio di Noé si riflette nella natura ostica della materia trattata e nella forma implacabilmente "isolante" e claustrofobica, che peraltro affida molta responsabilità alla prova recitativa di un bravissimo Philippe Nahon e ai suoi monologhi minacciosi e disturbanti, ma anche ricchi di divagazioni che stratificano il personaggio. Una riprova dell'astuzia di Noé è il coup de théâtre dell'invito (presumibilmente alle persone sensibili e deboli di stomaco) a lasciare la proiezione del film, che sopraggiunge a circa 20 minuti dal termine e costituisce un piccolo inganno che manda la tensione alle stelle; la conclusione del climax è inattesa e lascia una sensazione strana, spiazzante, non rassicurante.
Acclamato dalla critica e affossato dalla distribuzione, "Seul contre tous" è un feroce cazzotto nello stomaco, ben ideato e realizzato seguendo l'istinto per un orrore che si fa quotidiano e si sostanzia in una forma cinematografica fuori dagli schemi e dura da digerire. Un ottimo lavoro, soprattutto per un esordiente squattrinato in rampa di lancio.
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