Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
"Now that I’m away, I wish I was back there, more than even when I was there. Let’s just say I’m a certain kind of tourist, a tourist that’s on a permanent vacation."
Opera prima di Jim Jarmusch che trovo fin troppo sottovalutata, considerando i mezzi con cui è stata realizzata e il coraggio dell'allora regista ventisettenne messo nel realizzare un film così stilisticamente radicale, che già mostra in nuce tutte le caratteristiche che svilupperà in futuro. Durante i 70 minuti di film fondamentalmente seguiamo le non-avventure del protagonista, ragazzo dal ciuffo post-punk che si aggira per una New York degradata, (in effetti ci vedrei bene uno dei primi dischi dei Sonic Youth come sottofondo lungo tutto il film), distrutta da una guerra di cui non si sa la natura e non si capisce se sia ancora in corso o se siano soltanto le vanificazioni di menti distorte; tanto di cappello per riuscire a trasmettere una tale atmosfera di straniamento e insicurezza, con esplosioni di bombe e aerei in lontananza, abbinati ad un audio a dir poco amatoriale/cacofonico che in certi punti arriva addirittura a coprire i dialoghi... dato il mio gusto particolare non la vedo come una pecca, dato che l'intero film è già di suo straniante (la scena nella clinica, l'incontro con la ragazza che canta per strada) e incentrato sulla solitudine, una solitudine non di muri che imprigionano i corpi (la quale è una tematica più moderna), ma di corpi allo sbaraglio in una città dove non c'è dialogo nè comprensione, solo noia e attesa per qualcosa di migliore... l'attesa di fuggire, se si riesce, con la vana speranza di trovare una Babilonia che di fatto non c'è. Prendete questo concetto e potete applicarlo praticamente a tutti i film che Jarmusch ha fatto di lì in poi, semplicemente ampliando la sceneggiatura ma mantenendo comunque questo lento procedere della storia che sembra perdersi senza andare da nessuna parte, in tanti anticamera apparentemente scollegati, ma che in realtà procede e si costruisce silenziosamente fino al finale. Nota di merito alla bellissima fotografia (che andrebbe valorizzata da un'adeguata edizione DVD o Blu-Ray) e ai dialoghi surreali, perfetti nella loro apparente follia.
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