Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film
Un episodio narrato nel "De bello Gallico" di Giulio Cesare diventa un pretesto per confezionare un film d'avventura con riferimenti storici del tutto inattendibili, personaggi e dialoghi involontariamente ridicoli e tanta, troppa azione. Nelle intenzioni degli sceneggiatori è chiaro l'intento di rifare, in salsa peplum, "I cannoni di Navarone". Se nel film di Jack Lee Thompson, ambientato durante la II guerra mondiale, ad essere sabotata da un commando di partigiani era una potentissima batteria di cannoni, nella pellicola di Anthony Dawson (Antonio Margheriti) Giulio Cesare affida a un gruppo di valorosi soldati, capitanati da Claudio Marcello (interpretato da Richard Harrison), il compito di mettere fuori uso una grossa catapulta costruita dai druidi per consentire ai Galli di Vercingetorice di difendere le loro terre dall'invasione delle legioni romane. Già allora il regista si era specializzato nell'imitazione di film americani di grande successo, ma nell'ambito del genere avventuroso farà meglio nei decenni successivi.
La dimensione prettamente avventurosa e fantasiosa sovrasta quella pseudostorica perché a dirigere c'è Anthony Dawson, un regista che nel corso della sua quarantennale carriera ha sempre prediletto i film d'azione ("Fuga dall'arcipelago maledetto", "I cacciatori del cobra d'oro", "Arcobaleno selvaggio", "La leggenda del rubino malese", "Commando Leopard", ecc.). La sua mano è riconoscibile soprattutto nella parte finale della pellicola, nelle scene di distruzione della catapulta che fanno ampio ricorso all'uso di modellini e effetti speciali artigianali, vero marchio di fabbrica di gran parte dei film del regista romano.
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