Regia di Giuseppe Patroni Griffi vedi scheda film
Una donna di mezza età vola a Roma in vacanza, alla ricerca di sè stessa, ma senza disdegnare la compagnia maschile. Che puntualmente non tarda a offrirsi, ma la donna, in forte crisi, si trova a dover respingere un ammiratore insistente.
Quarta delle sei regie cinematografiche di Giuseppe Patroni Griffi, Identikit è l'occasione per il regista di lavorare con una star di caratura mondiale come Elizabeth Taylor, affiancata qui dallo scozzese Ian Bannen, dal francese Maxence Mailfort e, in ruoli marginali, da Luigi Squarzina - regista teatrale di fama, in una delle sue rare partecipazioni sullo schermo in veste di attore - e da nientemeno che Andy Warhol, altro volto non uso alla recitazione (ma assolutamente funzionante, in questo caso). La sceneggiatura del regista e di Raffaele La Capria parte dal romanzo Driver's seat di Muriel Spark; è la storia di una nevrosi femminile di mezza età, visibilmente banalizzata però da un punto di vista notevolmente maschile. Il personaggio centrale è infatti quello di una donna più spesso vittima che carnefice, nonostante le confuse intenzioni di vendetta nei confronti del maschio, un personaggio che non sembra definito al meglio e che neppure l'ineccepibile Taylor riesce a rendere, se non simpatico, almeno comprensibile. Fotografia di Storaro, montaggio di Arcalli: la forma è curata, a dispetto di contenuti un po' arruffati, e probabilmente anche per esplicita volontà dell'autore, per concedere un tono misterioso alla vicenda narrata. Giuseppe Patroni Griffi si rimetterà comunque subito al lavoro per Divina creatura (1975), puntando questa volta su Laura Antonelli. 4/10.
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