Regia di Gian Rocco, Pino Serpi vedi scheda film
Nottata balorda per un gruppetto di giovani scapestrati milanesi, che vagano inquieti per la città fra sesso, teppismo, goliardia e un senso di incolmabile nevrosi di fondo. L'atteggiamento sprezzante e violento porterà per forza di cose alla tragedia.
Caso particolarissimo, quello di Milano nera, colmo di spigoli e sfaccettature disparate. Opera prima, peraltro, per due registi e sceneggiatori, Gian Rocco e Pino Serpi, che osano addirittura porre in calce alla pellicola le proprie firme, con un tocco di presunzione non da poco; eppure l'autorialità del lavoro è evidente, la buona padronanza del mezzo cinematografico non sfugge e quel senso di malinconia disperata che funge da fondamenta della storia è assolutamente vero, vivace, credibile alla massima potenza. Ma non tutto va come deve andare nel film: la trama, innanzitutto, pare stesa con una certa schematicità poco accattivante, che fa entrare e uscire i personaggi con stacchi netti da una scena all'altra; anche la risoluzione finale, per quanto obiettivamente coraggiosa per il 1960 italiano, non è però così imprevedibile, anzi tutt'altro. Se i due registi sembrano cavarsela bene con le immagini, ecco forse il nodo problematico centrale dell'opera, altrettanto profondo non pare essere stato il lavoro di scrittura, che non va a indagare a dovere sulle psicologie dei personaggi, consegnando così un'opera dai significati incerti. Il motivo per cui Milano nera si è salvato da un immeritato oblio (osteggiato dalla distribuzione e archiviato precocemente), comunque, sta nel nome altisonante del collaboratore alla sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini; se l'ambientazione milanese può stupire, però, il contesto sociale è senz'altro materia affine alle corde dello scrittore. Gli interpreti sono quasi tutti esordienti e a parte un paio (Sonia Gessner e Alessandro Quasimodo) non hanno continuato a lungo la carriera sul set; a titolo di curiosità si segnala che la pellicola non ha nulla a che vedere con Torino nera di Carlo Lizzani (1972). 5,5/10.
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