Regia di Giorgio Stegani vedi scheda film
Questo film rientra tra i sottoprodotti del poliziesco italiano anni settanta. Non è completamente da buttare però non potrà mai essere rivalutato a differenza di quello che è accaduto a film simili.
La trama ruota attorno ad un magnaccia (impersonato da Antonio Sabato) che, deciso a spadroneggiare, attira l’odio dei suoi “colleghi”. Il loro tentativo di eliminarlo fallisce ma l’uomo, che si era nascosto in un laboratorio di ricerche, viene morso da una cavia. Inizia così una lotta contro il tempo per vendicarsi di coloro che l’hanno tradito.
La regia è del tutto anonima ed il film non si segnala per scene d’azione memorabili. Il commento musicale poi ricopia (in malo modo) il tema di Morricone de “Il clan dei siciliani”. Anche l’interpretazione è sotto il livello di guardia: al di là di Sabato che resta comunque un attore di mestiere si salvano Pier Paolo Capponi (lo si ricorda per il ruolo di Cocchi ne “Il boss” di Di Leo) e Toni Ucci che descrive, anche se in modo un po’ comico e caricaturale, una figura di delinquente emarginato. Il film forse voleva avere delle pretese sociologiche (i meridionali che emigrano al nord ma finiscono per diventare dei criminali) ma di certo non ci è riuscito o comunque ci è riuscito male. Resta comunque una curiosità per gli appassionati del genere.
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