Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Umberto Lenzi con Milano rovente offre un poliziesco noir tra i suoi migliori, buon esito di un genere che a quei tempi ebbe notevole successo commerciale, spesso con prodotti un pò raffazzonati, ma che ha conosciuto chicche godibili ancor oggi, spesso con ammirazione (pensiamo anche a, per esempio, Milano odia: la polizia non può sparare, sempre di Lenzi).
Milano rovente, nonostante un ritmo non eccezionale, riesce a sviluppare una vicenda torbida inerente lo sfruttamento della prostituzione e lo spaccio di droga, il conflitto tra malavitosi siciliani, francesi e statunitensi in una città cupa, una little Chicago sporca e in mano alla violenza più brutale, vista con sguardo secco e distaccato (sul dizionario Mereghetti viene definito addirittura quasi brechtiano), con momenti di disturbo molto efficace ma non gratuito, anzi necessario alla riuscita del quadro e dell'atmosfera grigia. Personaggi cinici o ingenui (per non dire imbranati - mi riferisco al Salvatore Cangemi di A. Sabàto), amicizie e amori che si tramutano in tradimento alla ricerca del mero vantaggio personale, sequestri, punizioni sommarie e intransigenti, vendette, una polizia marginale. Finale pessimistico e lapidario. 7 1/2
Non particolarmente rimarchevole la musica di Carlo Rustichelli, ma con un tema principale abbastanza ben delineato e idiomatico.
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