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Il giardino indiano

Regia di Mary McMurray vedi scheda film

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La recensione su Il giardino indiano

di Baliverna
8 stelle

Discreto ritratto di una donna rimasta sola, che forse in gran parte lo era stata anche da sposata. E' un film sobrio, misurato, di dialoghi e di attori. Nonostante la trama sia esile e semplice e la cinepresa indugi abbastanza sui lavori di giardinaggio della protagonista, devo dire che l'insieme della pellicola regge e non è mai noioso. Certo, forse un po' più di profondità e un po' più di "forza" non avrebbero stonato, ma in fondo non ci sono veri motivi per lamentarsi. Del resto la semplicità della trama, il tono posato, e l'indugiare su situazioni e personaggi è spesso una caratteristica del cinema femminile, e quest'opera lo è quasi completamente. Il lato più interessante del film è tuttavia il discorso - in filigrana e non proprio esplicito - su quale sia l'essenza di certi matrimoni, che non era raro trovare in un'Inghilterra ancora imbevuta di vittorianesimo (e di orgoglio coloniale, con una punta di razzismo). I motivi che avevano portato la coppia a sposarsi erano stati quanto mai vaghi e deboli: forse da parte di lei c'era stato vero amore, ma da parte di lui probabilmente solo il desiderio di "sistemarsi". Tant'è che la vita sessuale della coppia era stata superficiale e brevissima. Forse era stato proprio per la mancanza d'amore e di desiderio sessuale che il marito - una persona con un'evidente distorsione nel suo essere uomo - si era buttato anima e corpo nella costruzione e cura del giardino. Esso era divenuto l'oggetto su cui riversava l'affettività, l'energia e l'interesse che avrebbe dovuto donare alla moglie. Perdipiù quel giardino indiano, che tanta fatica costa mantenere, è in fondo qualcosa di futile e fine a se stesso, che al massimo si meriterà qualche pagina su una rivista di giardinaggio inglese. La vita matrimoniale si era pertanto trasformata in una specie di amicizia distratta, che avanzava solo per inerzia. Forse lei aveva sempre continuato ad amarlo, stando però nell'angolo, reprimendo i suoi giusti desideri, e quasi timorosa di interferire con l'idolatrico rapporto del marito con quelle piante esotiche. E' comunque bello il modo come viene descritta la nascita di un'amicizia tra due donne tanto diverse, ed è interessante la rappresentazione della famiglia indiana: i genitori ancorati alla tradizione, che è discutibile ma comunque migliore di una certa modernità occidentale, e dall'altro lato il figlio un po' qualunquista con una moglie pigra, poco moglie e poco madre. Il suo personaggio è ahimè sempre più comune nella realtà di oggi. La Kerr è la solita brava attrice, come lo era stata da giovane; mentre osservavo il suo volto segnato dall'età me la ricordavo bella e giovanissima in "Duello a Berlino" di Powell & Pressburger. Con gli anni perso la bellezza ma non certo la stoffa dell'attrice.

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