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Romanzo criminale

Regia di Michele Placido vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Romanzo criminale

di axe
7 stelle

Il film, traendo ispirazione dai fatti della "Banda della Magliana", racconta la nascita, affermazione e successivo crollo di un'organizzazione criminale i cui capi hanno gestito buona parte del malaffare di Roma tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80. Freddo, Libanese e Dandy, ragazzi cresciuti per strada, dopo un avvio di carriera come piccoli delinquenti, riescono in un colpo grosso. Su impulso di Libanese, i componenti della banda utilizzano la grande somma raccolta per investire in altro malaffare. Prostituzione, gioco d'azzardo, e, soprattutto, droga, portano ai capibanda una cospicua ricchezza. Insieme ad un benessere, che non avrebbero mai immaginato di poter avere, arrivano attriti ed incomprensioni, le quali minano l'unita' del gruppo. Il regista Michele Placido racconta la storia dell'organizzazione dividendo il film in tre capitoli, ognuno dedicato al personaggio di maggiore influenza sulla banda nel periodo in esame. Segue le vicende umane e sentimentali dei personaggi; racconta altresi' le indagini che un commissario di polizia conduce nei loro confronti. Al regista preme, infine, descrivere i rapporti tra l'organizzazione criminale e servizi segreti "deviati" in rapporto ad eventi, quali il rapimento ed assassinio di Aldo Moro e l'attentato alla stazione ferroviaria di Bologna, su cui ancora oggi non e' stata fatta piena chiarezza. In particolare, Michele Placido fa comprendere come, in virtu' delle capacita' di controllo del territorio, il gruppo criminale sia stato utilizzato, in cambio di protezione, da oscuri "servitori dello Stato" per i loro scopi; cessata l'utilita' dei personaggi, nell'ottica del mutameno di equilibri mondiali - evento che fa venir meno le "necessita'" legate alla "strategia del terrore" - essi sono eliminati o lasciati al loro destino. Notevole il cast. Tra i molti attori di spicco, i quali garantiscono un buon livello di recitazione, ho apprezzato Pierfrancesco Favino nei panni di Libanese, un uomo che non perde mai di vista il suo scopo, e trova nello stesso sodalizio criminale la sua ragione di vita. Notevole, infine, l'ambientazione, una Roma dalle molte facce; quella rilucente dei locali notturni; quella piu' vera, dei quartieri popolari, quella misteriosa, di anonimi uffici dove vengono decise le sorti della nazione. Il film deve molto ai "poliziotteschi" degli anni '70, in particolare per lo stile realistico della recitazione. Nonostante l'opulenza, i personaggi, con il loro linguaggio, i modi rozzi, la propensione alla violenza, tradiscono la loro origine popolare. Il regista, pur riservando ad alcuni personaggi negativi una fine violenta, sembra non esprimere alcuna critica nei loro confronti. Non dedica tanta attenzione a vittime e misfatti, quanta a sentimenti, emozioni, aspettative degli appartenenti alla banda, mostrandoli alla guida di potenti vetture, vivere in case sfarzose, festeggiare in locali notturni. Cio' potrebbe aver, involontariamente, esercitato un'influenza su menti "semplici", che ha dato luogo a diversi tentativi di emulazione registrati dalle cronache. La scelta del regista, a mio parere, non toglie nulla alla qualita' del film, avvincente e ben interpretato.

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