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Romanzo criminale

Regia di Michele Placido vedi scheda film

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La recensione su Romanzo criminale

di giancarlo visitilli
8 stelle

La storia è quella di un gruppo di criminali degli anni ‘70 e ‘80, in un Paese, l’Italia, segnato dalla strage di Bologna e dal sequestro Moro, raccontata e tratta dal bel libro dello scrittore tarantino Giancarlo De Cataldo. E’ Romanzo criminale, il nuovo film di Michele Placido, che segue il blufatissimo Ovunque sei.
Interpretato da un cast che comprende alcuni dei migliori (non tutti!) attori della nuova generazione: Kim Rossi Stuart (nel ruolo del Freddo), Pierfrancesco Favino (il Libanese), Claudio Santamaria (il Dandi), Stefano Accorsi, ancora fermo all’interpretazione di Ovunque sei, (commissario Scialoja), Riccardo Scamarcio (il Nero), Gianmarco Tognazzi (il funzionario dei servizi segreti Carezza), Jasmie Trinca (Roberta, fidanzata del Freddo), Anna Mouglalis (la prostituta Patrizia), Francesco Venditti (il Bufalo) e Elio Germano (il tossicodipendente Socio), Romanzo criminale racconta, nella finzione narrativa, la crescita dall’infanzia all’età adulta di un’intera Banda, quella della Magliana, e alcune delle sue imprese che la resero tristemente famosa tra il 1977 e il 1992.
Affidandosi ad un gioco di ombra e luce (merito anche della straordinaria fotografia di Luca Bigazzi), Michele Placido utilizza queste come metafora per svelare ed adombrare i contatti del gruppo con la mafia, con i servizi segreti e con la massoneria, lasciando però troppo in ombra i collegamenti di esso con la politica. Perciò Romanzo criminale risulta politicamente corretto, se paragonato ad un altro film d’impegno civile che lo stesso regista, già nel 1995 diresse, Un eroe borghese in cui, raccontando la collusione tra mafia, politica e Vaticano, Placido osò di più avventurarsi su percorsi impervi e abbastanza insoliti per un regista che fino ad allora aveva girato Pummarò (1990) e Le amiche del cuore (1992). Né si può credere che questo film abbia un richiamo con altri film di registi tirati in ballo dallo stesso Placido come Francesco Rosi ed Elio Petri. Piuttosto è un film che, considerando già quello che è stato detto e visto sugli anni ’70-’80 italiani, e non scimmiottando affatto gli americani, sta lì a dimostrare e mostrare che la lezione dei canoni e degli stereotipi, che va da Scarface (Hawks prima e De Palma dopo) a King of New York (Abel Ferrara), passando per Quei bravi ragazzi (Scorsese), è ormai ben assimilata, tanto da dare forma ad un vero e proprio italian gangster. Il risultato finale è la tragedia italiana, con ancora “tanti scheletri nell’armadio che chiedono soltanto di essere raccontati”, per dirla con le parole dello stesso Placido. Il racconto a cui il regista dà origine è quello della santa mattanza, ad opera della Banda della Magliana, intervallato da filmati di cronaca nera italiana, e in tutto ciò sembra aggirarsi lo Stato, come un lupo capo branco solitario, che vanamente cerca di governare il caos.
Tra i punti di forza del film, oltre agli attori, alla fotografia e al montaggio (Esmeralda Calabria) anche la colonna sonora, la cui canzone portante è “I heard it thourgh the grapevine” di Marvin Gaye, ma anche “Un’emozione da poco” cantata da Anna Oxa, “Shake your body” di Kc The Sunshine band, “La bambola” di Patty Pravo, “Sennome moro” di Gabriella Ferri e l’immancabile (tenendo conto degli anni di cui si parla) “Me ‘nnamoro de te” der Califfo.
Grazie a Romanzo criminale, finalmente scorderemo il film precedente di Placido; l’uno e l’altro non sono nient’altro che momenti di alti (ben pochi) e bassi (tantissimi) che continua a vivere il Cinema italiano.
Giancarlo Visitilli

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