Regia di Henry King vedi scheda film
E' un buon western, abbastanza complesso, che conta molto sui dialoghi e sulla definizione dei personaggi. Henry King dirige senza fretta, con uno stile sobrio ed essenziale, di cui oggi si è perso lo stampo. Il film però è solido e non presenta momenti di stanca. Nonostante sia ambientato molto al chiuso non se ne riceve un attimo di noia.
Gregory Peck dà vita ad un personaggio complesso e sfaccettato, sicché non è facile giudicare il suo operato, e si è di contro portati a riflettere e a porsi interrogativi su di esso. E' sì un pistolero con dodici omicidi sulla coscienza, ma il modo in cui sono avvenuti attenua, forse, la sua responsabilità morale (che comunque c'è). Il semplice avere fama di sapere usare la pistola era in quei luoghi un'irresistibile tentazione per spacconi di ogni sorta a sfidare, e magari uccidere, l'oggetto della loro invidia. L'obiettivo era potersi vantare con tutti di aver ucciso il famoso pistolero tal dei tali, e prendere quindi il suo posto. Il protagonista, tuttavia, non appare molto affezionato alla sua fama di abilissimo con la pistola, ne sembra anzi quasi infastidito. Ancora più scocciato si mostra quando qualche sbruffone viene lì a stuzzicarlo e provocarlo, e obiettivamente cerca di scansare i suoi tentativi finché l'altro dalle parole non passa ai fatti. L'omicidio all'inizio del film, ad esempio, è di pura legittima difesa.
Lesto ed abile con la pistola, è però impacciato sul lato sentimentale, ed ha commesso il grave errore di abbandonare la sua donna incinta. Il film mostra in particolare tutti i suoi tentativi di riparare a questo errore, per poi voltare definitivamente pagina, sia negli affetti che nelle armi. Ma scrollarsi di dosso un passato ingombrante e sbagliato - quanti film ce lo dicono! - è molto difficile e doloroso.
La pellicola ci mostra, vicino al bravissimo Gregory Peck, almeno un paio di grandi attori (anche se bravi sono praticamente tutti): mi riferisco a Millard Mitchell, che interpreta lo sceriffo, e al ragazzo spaccone, che dà vita ad un odioso e indimenticabile bullo da Far West.
Qui Nunally Johnson, altrove sceneggiatore e regista, compare come produttore; quasi sempre la sua collaborazione è una garanzia per il film, indifferentemente in quale forma.
Insomma, è un western obliato, ma che andrebbe recuperato e preso d'esempio oggi. Il titolo italiano si sforza di farlo sembrare diverso da quello che è, ed è decisamente da bocciare.
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