Regia di Eriprando Visconti vedi scheda film
Erotismo, nemmeno più di tanto. Serena Grandi è relegata in una particina e questo va subito chiarito: quel che c'è da vedere, poco si vede. L'eleganza nelle scelte scenografiche (Gian Maurizio Fercioni) e nei costumi (Clelia Gonsales) si regge adeguatamente su una ben curata fotografia (Luigi Kuveiller) e su una sceneggiatura impostata attorno a dialoghi - troppi, rispetto all'azione concreta - forbiti e a personaggi-sagome, non troppo approfonditi; la recitazione freddina è la logica conseguenza, dovuta anche a un cast non esaltante nel quale i nomi più celebri (oltre alla citata Grandi: Remo Girone, Monica Scattini e Leopoldo Trieste) sono relegati in ruoli laterali. Vent'anni tondi di carriera (l'esordio di Una storia milanese risale esattamente al 1962) si chiudono così, in sordina, per il nipote di Luchino Visconti; la trama di Malamore è sonnolenta e la scrittura (Eriprando Visconti e Roberto Gandus) ha certo delle colpe fondamentali. Peccato perchè la produzione è di buon livello e si vede: c'è anche il montaggio di Nino Baragli, mentre la colonna sonora è del semisconosciuto Aldo Salvi, autore comunque di un lavoro accettabilissimo per il contesto; ma lo stile di Eriprando, per quanto ricercato e tutt'altro che mediocre, non è mai arrivato neppure a eguagliare, nei suoi migliori lavori, il peggiore dei lavori del celebre zio. 3/10.
Inizio Novecento nella campagna veneta; un'avida prostituta si prende gioco di un ricco nano, innamorato di lei.
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