L'unico film del nipote di Luchino Visconti che ricordavo era "La monaca di Monza", del 1969. Pensavo fosse il primo di Eriprando e mi sbagliavo. Erano invece passati ben sette anni dal suo esordio alla regia con "Una storia milanese" (1962); ed era stato un inizio coi fiocchi: Premio della Critica alla Mostra del Cinema di Venezia
E.Visconti 1962 QUI film italiano
Quel prestigioso riconoscimento avrebbe dovuto essere assai incoraggiante per il prosieguo. Non ho idea dei motivi della lunga sosta che ne seguì, salvo il fatto (certo di rilievo ma non credo determinante) che il botteghino non confermò le attese.
Ho la sensazione che la parentela col famosissimo zio non abbia giovato ad Eriprando se non per fare esperienza nella prima netà degli anni '50. Poi i suoi cineasti di riferimento divennero altri (Maselli, Castellani e, in particolare per questa sua prima regia, il quasi coetaneo Ermanno Olmi). Successivamente - a quanto leggo con qualche perplessità (Treccani) - il suo eclettismo lo avrebbe portato non di rado a sacrificare la propria personalità, realizzando comunque al cinema e a teatro opere di buona qualità formale.
"Opera intimista ambientata in una distante e caliginosa Milano invernale, Al centro della storia una ragazza diciottene della ricca borghesia che scopre di essere incinta....." (Massimo Rota)
Questo suo primo film mi sento di consigliarlo anche a chi non aveva come me più o meno l'età della protagonista, tenendo conto che il tema trattato era d'attualità: le diciottenni degli anni '50 descritteci in tante pellicole, disposte a mantenersi vergini per essere sposate, anche in Italia non erano più tante. Studiavano o lavoravano, il boom economico ebbe anche questo risvolto. Ci misero più tempo ad adeguarsi molti maschietti un po' più anziani di me, che di questa nuova situazione vedevano più i contro che i pro, abituati com'erano a dedicare alle "fidanzate" il giovedì sera rinunciando al bar una sera su sette.
La succitata "Enciclopedia del Cinema" dedica non poco spazio a quest'opera del Visconti minore. Mi limito a sottolineare che lo descrive così: "cronaca dei tristi amori di un delfino del capitalismo lombardo, resta una delle rare occasioni in cui una certa borghesia viene raccontata dall'interno".
La protagonista fu Danièle Gaubert, un'attrice francese che non conoscevo, all'epoca diciottenne. Morì a soli 44 anni di età. Certamente non me ne dimenticherò, anche per merito di questa fotografia che ho trovato splendida:
Un saluto da cherubino,
Buon 25 aprile 2024
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta