Regia di Walter Salles vedi scheda film
Uscito ad Ottobre in Italia e colpevolmente in pochissime copie, tanto che si potrebbe tranquillamente parlare di vero e proprio boicottaggio nei suoi confronti, vittima di pregiudizi da parte di molti, in primo luogo perche' ennesimo rifacimento di un horror giapponese di successo (l'originale e' firmato da Hideo "The Ring" Nakata), in secondo perche' diretto dal regista brasiliano Walter Salles che pareva a priori avere molto poco a che fare con il genere, "Dark Water" e' invece un film molto interessante ed angosciante che meriterebbe proprio di non essere perso. E non solo dagli appassionati dell'horror. Al centro della storia troviamo una giovane donna, che dopo la tormentata separazione dal marito, si trasferisce con la sua piccola bambina a Roosevelt Island sull’East River di New York, in un condominio che a dir poco cade a pezzi. La loro vita e' giorno dopo giorno destinata letteralmente a naufragare, causa inquietanti presenze che sembrano prendere vita da una enorme macchia sul soffitto e dalla quale gocciola, inesorabilmente, putreda acqua marrone nell'appartamento.
Sarebbe un errore catalogare "Dak Water" schematicamente come un horror.O meglio sarebbe fuorviante. Il film infatti sebbene sia strutturato su alcuni temi che sono dei veri e propri archetipi del genere, (la casa maledetta e infestata da fantasmi, gli eventi soprannaturali, la vittima indifesa e sacrificale) non vuole infatti terrorrizzare lo spettatore ad ogni inquadratura. Non ha questo semplice scopo e pertanto non ricorre ad alcuni facili effetti, anche sonori, tipici del genere. Non e' difficile immaginare che alcuni spettatori possano anzi rimanere delusi sotto questo punto di vista. E sarebbe un peccato.Perche' nelle mani del bravissimo regista Walter Salles, "Dark Water" diventa soprattutto un intenso dramma familiare di grande attualita' , che gioca tutte le sue carte sulla tensione psicologica che si viene a creare tra i vari personaggi, senza rinunciare pero' ad un notevole impatto visivo. E nel quale l'ambientazione claustrofobica funziona perfettamente. Sotto questo aspetto sono di grande efficacia gli stacchi che il regista dedica non solo al fatiscente appartamento nel quale e' costretta a vivere la protagonista, ma a tutto il desolante quartiere circostante, fatto di orribili e spettrali supercondomini. Tanto che si puo' dire che queste immagini di degrado urbano, hanno in tal senso un impatto simile se non superiore a quelle viste in "Central do Brasil", il film con il quale il regista si era imposto a livello internazionale. Certo che se ad interpretare il ruolo principale non ci fosse stata un'attrice del talento di Jennifer Connely molto si sarebbe perso. Il suo personaggio, che deve fare i conti da un lato con gli scheletri del passato e dall'altro con l'ineluttabile destino del suo presente, e' scritto alla perfezione. E la sua prova nervosa, sofferta e vibrante e' assolutamente magnifica, certamente una delle migliori viste quest'anno. Ma anche le altre scelte del cast sono indovinate. E non poteva essere altrimenti visto che si tratta di Peter Postlerhwaite, nella parte dell'enigmatico e burbero portinaio, di John C. Reilly (il miglior caratterista degli ultimi anni) in quella dello squallido e truffaldino agente immobiliare e infine di Tim Roth in quella del combattivo e comprensivo avvocato (ma quando in una scena, dopo aver liquidato frettolosamente al telefono la protagonista con una menzogna, lo si vede rientrare serenamente in una sala cinematografica, lo si vorrebbe come minimo schiaffeggiare). tutti sono bravissimi e finiscono per diventare un ulteriore valore aggiunto alla riuscita di questo grande film. Un film da amare.
Le musiche sono di Angelo Badalamenti, inutile aggiungere altro...
Un ruolo marginale,ma se cava bene anche lui.
Come detto, e' assolutamente magnifica.
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