Regia di Walter Salles vedi scheda film
Si sa, Walter Salles ha una spietata cura dei piccoli gesti, dei particolari più intimi, e anche in un horror riesce a non tradire la sua caratteristica più forte insieme a quella per l’impatto visivo dei paesaggi, o più in generale degli ambienti. La più che brava Jennifer Connelly riemerge dal suo passato horror di tenebrosa ragazzina di “Phenomena” e dà carica al suo personaggio confermando le ottime prestazioni recenti, Oscar escluso. Il film di Salles prende vita da quel filone horror, in voga oggi, di misteri soprannaturali legati a fantasmi o a presenze impalpabili rispolverati dal recente cinema horror giapponese. Ma poi prosegue su altri binari e ci parla di un dramma famigliare, o meglio di un duplice dramma famigliare, che è specchio a se stesso. Storie di abbandono, crimini di adulti che ricadono sui bambini. Tutto tessuto con il registro di un melodramma moderno dove non sono più i dialoghi e le recitazioni mielense a fare da caratterizzanti, quanto invece la fotografia e la set decoration. Gli elementi puramente horror sono pochi, e si insiste soprattutto sull’inquietudine della protagonista che sceglierà una sorte discutibile. Il secondo tempo è più avvincente del primo, ma in entrambi lo spettro dell’angoscia di vivere dà il ritmo triste della storia, e a tratti diventa pesante. Comunque è un buon esempio, come lo è il coetaneo “The Exorcism of Emily Rose”, di utilizzare motivi horror per cucire dignitosamente un buon dramma. Un bel Horror dell’anima.
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