Regia di Christopher Smith vedi scheda film
Niente di nuovo sul fronte horror-occidentale. L’idea di partenza è più che carina, e molte idee visive ben fotografate strizzano l’occhio allo spettatore esperto del genere. Ma il piacere di vedere “Creep” finisce qui. Il film non riesce infatti a fare i conti con una tradizione horror forte come quella claustrofobica di maestri indiscussi come Argento, Craven, Carpenter e il Kubrik di “Shining”. Il Chirurgo del titolo italiano poi, è una presenza inutile quanto inefficace e imbarazzante. Non solo per il make-up che poteva essere meno appariscente e quindi più apprezzabile, ma anche per la troppa cura del regista di raccontarci il vissuto quasi neo-realista di questo freak condannato ad una vita che non s’è scelto. La regola spielberghiana dello “Squalo” vale ancora e varrà sempre, purtroppo oggi si confonde l’estetica mostrativa peculiare dell’horror con il gusto commerciale di aggiungere a film vuoti quegli effeti non proprio speciali che lo renderebbero vendibile. Risultato: un’accozzaglia di luoghi triti e ritriti e tritati mali. Nessuno condanna i dejà-vu se sono fatti bene e con mestiere, e se il lavoro filologico che gli sta dietro è importante a livello cinematografico (narrativo o estetico che sia). Ma se il body count di tanti slasher e horror vari si limita ad una sola progressione di morti per arrivare alla svelazione dell’origine del mostro e al finale scoppiettante fatto del solito confronto con il protagonista, be’… allora il film risulta inutile e per nulla piacevole.
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