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Il giardino delle streghe

Regia di Robert Wise, Gunter Von Fritsch vedi scheda film

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La recensione su Il giardino delle streghe

di lucarocks
8 stelle

Il giardino delle streghe si presenta sin dal titolo originale (The Curse of the Cat People) come il seguito del bello e fortunato Il bacio della pantera (Cat People), ma non prosegue né condivide nulla della storia precedente, a parte i personaggi e alcune tematiche di fondo; e anche il tono dei due film è molto diverso. Il titolo, infatti, fu voluto dalla RKO, desiderosa di bissare il successo del film precedente, nonostante la volonta del produttore Val Lewton di cambiarlo, pare, in Amy and Her Friend. Dopo la morte di Irena, Oliver e Alice si sono sposati e ora hanno una figlia di sei anni, Amy, sola e immaginativa, che vive in un mondo fatto di sogni e fantasie. Questo la isola ancora di più dai suoi coetanei, che la ritengono strana, dato che è capace di interrompere il gioco appena iniziato per inseguire una farfalla o dare uno schiaffo  al compagno che quella farfalla uccide. Il padre non è molto contento dello stato della figlia e teme che su di lei incomba lo stesso destino di Irena, uccisa dalle sue fantasie e paure. E, per via di una fotografia trovata in un cassetto, proprio della donna prenderà le fattezza l'amica immaginaria di Amy, che compare bellissima nel giardino, il regno delle meraviglie della piccola, che, nel frattempo, ha fatto amicizia con la vecchia Julia Harren, che vive nella vecchia casa accanto con la figlia che ritiene un'impostora. Il film segna un doppio debutto alla regia, quello di Gunther von Fritsch, che aveva girato fino ad allora solo cortometraggi, e quello di Robert Wise (West Side Story), che rimpiazzò il primo, allontanato perché molto indietro con le riprese; e, benché  non graziato dalla stessa maestria registica di Jacques Tourneur, rimane comunque un'opera bella e delicata sull'infanzia, in cui scompaiono quasi del tutto i tocchi orrorifici per lasciare spazio all'immaginazione e alla fantasia. Siamo di fronte al ritratto dolce di un'infanzia isolata e incompresa, alimentata dalla stessa esperienza personale del produttore, che, nel confronto difficile col mondo reale, trova la sua dimensione in un mondo altro, fatto di favole e magia, in cui il tronco forato di un albero può diventare la buca delle lettere, mentre gli adulti non comprendono e non sanno come comportarsi, tormentati dai fantasmi del passato che incombe e non lascia scampo (tema anche del primo film), aggravando ulteriormente la situazione. Anche i momenti più propriamente horror, allora, sono di stampo fiabesco, come per la vecchia casa infestata tra ombre e grandi scalinate o per il racconto, fatto dalla vecchia proprietaria della casa, della leggenda di Sleepy Hollow, in cui quest'horror fiabesco raggiunge il suo massimo. Come nel Bacio della Pantera, molte cose, in questo film bello e gentile, restano taciute e allusive, consegnate alla sensibilità dello spettatore (mai si capisce, per esempio, se il fantasma con cui la piccola Amy stringe amicizia sia davvero tale o solo un frutto della sua immaginazione), tant'è che è stato tentato un parallelo con la storia dell'Alice di Carroll (Alice è il nome della madre di Amy, che è spesso vestita come il modello letterario; la signora della vecchia casa, che ricorderebbe la Duchessa pazza, offre un tea party alla sua giovane visitatrice). Peccato, alla fine, per quest'opera molto apprezzata anche da Joe Dante, che i dialoghi non siano proprio il massimo e lascino spesso a desiderare. Alla fine della sua carriera, Simone Simon ammise che non amò mai il film e che il cast accettò di girarlo come una sorta di obbligo, di ricompensa, che doveva a Lewton.

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