Regia di Eriprando Visconti vedi scheda film
Opera d'autore, che accarezza temi di serie B per raccontare anche altro. Cast esemplare per il film più premiato dal pubblico di Eriprando Visconti.
Pavia. Michele (Michele Placido), Gino (Flavio Bucci) e Paolo (Bruno Corazzari) sono tre disperati che sopravvivono d'espedienti, con contrabbando illegale di sigarette e gioco d'azzardo. Accettano quindi, nella speranza di dare una svolta alla loro vita, la proposta di un mandante disposto a retribuirli sostanziosamente per compiere il sequestro di Alice (Rena Niehaus), figlia di un ricco e potente uomo d'affari. In un casolare abbandonato, la giovane viene tenuta prigioniera in attesa del pagamento. Paolo abbandona presto il luogo, per dedicarsi al gioco del biliardo, mentre Gino - che convive con una ragazza madre - torna ad occuparsi del contrabbando di sigarette. Michele resta solo con Alice, finendo per provare nei confronti della prigioniera un'attrazione sessuale irresistibile, alla quale la ragazza non pone alcun freno.
Rena Niehaus e Michele Placido
Il nipote del più celebre Luchino Visconti decide di raccontare una storia particolarmente intensa, calata nel contesto sociale dell'epoca, ma ben poco convenzionale rispetto ai contemporanei film d'autore. Tanto che La orca sembra quasi la versione "politica" di Semaforo rosso (Mario Bava, 1974). Anche se il film attira l'attenzione del pubblico per un contesto morboso (piuttosto dettagliate alcune scene di sesso, in particolare la masturbazione subita passivamente da Alice), rivisto a distanza di oltre 40 anni acquista un significativo senso (a)morale. Visconti, prima del sequestro, propone Alice in cammino lungo le strade di Pavia e in due circostanze - sempre in campo lungo - sui muri della città appaiono alcune scritte in rosso: "Lotta comunista" e "Sciopero generale" (seguito dal simbolo con falce e martello). Non sono di certo finite nel film per caso. Che i tre rapitori siano degli emarginati è chiaro man mano che il racconto procede e ci mostra dettagli della loro vita quotidiana. Come altrettanto evidente è la posizione politica del comissario (Vittorio Mezzogiorno), che si rivela essere in subordine alle necessità dei più abbienti. Certo, nulla giustifica un rapimento, ma in questa triste vicenda dal finale tragico, nessuno dei protagonisti è completamente innocente. In una società governata da lupi (denaro è potere, e il potere rende gli umani bestie), Michele, Gino e Paolo finiscono per essere tre agnelli. Dei quali uno (Michele), quello sacrificale.
Rena Niehaus e Michele Placido
Dietro la dinamica sessuale che - in un primo momento - ricorda la Sindrome di Stoccolma, per quanto Alice sembra corrispondere alle attenzioni del rapitore, Visconti racconta ben altro. E lo fa egregiamente, grazie a una fotografia che risalta (in un claustrofobico interno) le sinuose forme della Niehaus, e a un montaggio poco in linea con lo standard dell'epoca. E per proiettare nel futuro questa tragica storia di amore e morte (in una società tanto iniqua), ricorre a sonorità eccentriche, opera di Federico Monti Arduini, più noto come Il guardiano del faro. La orca rappresenta il maggior successo commerciale per Eriprando Visconti, pertanto non deve sorprendere che l'anno seguente abbia scelto di dare un seguito alla storia di Alice con Oedipus Orca. A rendere prezioso il film, contribuisce non poco un cast semplicemente perfetto, a cominciare dai due "amanti" (eccezionale in particolare Michele Placido), proseguendo con il sempre nevrotico (e malinconico) Flavio Bucci. Ne La orca, Eriprando Visconti ritrae un momento storico (gli Anni '70) in maniera inequivocabilmente realistica. Ma lo fa con una tecnica che guarda avanti, proiettando nel futuro un quadro - sinceramente dipinto - di quell'ambiguo periodo politico.
Rena Niehaus e Michele Placido
"Era il simbolo di un mondo plebeo, notturno, gaio, vizioso, scelleratamente intrepido e sicuro di sé che fermentava di insaziabile vita intorno alla noia e alla rispettabilità dei borghesi." (Dino Buzzati)
F.P. 28/03/2020 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 97'21")
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