Regia di Eriprando Visconti vedi scheda film
Il confine fra film "d'autore" e poliziottesco non è mai stato tanto labile quanto in questo La orca. Eriprando (nipote di Luchino) Visconti tenta di mettere in scena un'ansia ideologica, quella che si respirava nell'Italia del 1976, caratterizzando in maniera però estremamente povera e didascalica situazioni e personaggi (vedasi fin dalla prima scena la ragazza che esce di casa e cammina lungo strade fitte di murales incitanti alla lotta armata). Il risultato è un film molto modesto, simile per tanti versi agli analoghi lavori di specialisti dell'azione (o meglio del 'genere') quali Lenzi e Di Leo, ma 'smaltato' di un'aura di denuncia sociologico-politica che a tutti gli effetti altro non è che un ritratto piuttosto banale di giorni convulsi e violenti come erano quelli contemporanei alla pellicola. La sceneggiatura di Roberto Gandus, Lisa Morpurgo e del regista lascia un bel po' a desiderare, vivendo però il suo guizzo più significativo (e senza dubbio interessante) nel finale alla Petri di Indagine: nessun delitto realmente avviene quando il potere ha deciso che nessun delitto c'è stato. Giustizia di Stato? Troppo profondo come concetto per un film sincero e onesto, ma anche abbastanza limitato in quanto ad approfondimento 'umano' dei personaggi e delle loro mentalità. I pregi provengono tutti dalle interpretazioni degne di nota: quelle di Michele Placido, di Flavio Bucci, di Gabriele Ferzetti e di Vittorio Mezzogiorno, gran bel poker. Montaggio di Franco Arcalli, fotografia di Blasco Giurato e musiche (non molto convincenti) di Federico Monti Arduini. 4,5/10.
Una ragazza viene rapita a scopo di riscatto da una banda di semidilettanti; portata in un casolare abbandonato, finisce per innamorarsi del proprio sequestratore. Fuori intanto la polizia è sulle tracce dei banditi.
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