Regia di Silvano Agosti vedi scheda film
I punti di riferimento fondamentali per questo lavoro di Agosti sono essenzialmente tre: senz'altro L'angelo sterminatore di Bunuel (un gruppo di persone costrette a convivere in uno spazio ristretto per alcune ore, 1962), altrettanto senza dubbio L'udienza di Marco Ferreri (che parte dallo stesso presupposto: un incontro con il Papa, 1971) e infine Salò di Pasolini (particolarmente negli sviluppi finali, quando in scena compaiono contemporaneamente le più disparate funzioni corporee: chi si ciba, chi defeca, chi fa sesso; 1975). Ma c'è anche un chiaro legame, per quanto probabilmente non voluto, con l'episodio L'ascensore girato da Comencini per Quelle strane occasioni (1976), nel quale un prete e una donna, rinchiusi per lungo tempo in un ascensore, finiscono per dimostrare realmente ciò che sono: esseri umani, deboli prede degli istinti più bassi. Insomma: per quanto Nel più alto dei cieli goda di una buona trama (sceneggiatura scritta dal regista e dall'amico Stefano Rulli), si tratta pur sempre di una storia che sa di già visto o che quantomeno lascia intuire dall'inizio dove voglia andare a parare; altro dettaglio non esaltante è l'assenza nel cast di attori che possano fare la differenza: la recitazione è piatta e monotona, l'unico nome di un certo livello è quello di Francesca Romana Coluzzi, affiancata da caratteristi di scarsa fama come Giorgio Bonora o Edy Biagetti. Nota positiva invece per le musiche: non sorprende scoprire che sono opera di Nicola Piovani, altro amico personale di Agosti; nel finale viene inoltre inserita la versione originale di In this world, che nel 2002 Moby remixerà e porterà al successo nel suo pluripremiato album 18. 6,5/10.
Un gruppo di persone, fra cui suore e sacerdoti, rimane bloccato in un enorme ascensore del Vaticano, proprio mentre si stava recando a un'udienza papale. Molto presto la situazione degenererà.
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