Regia di Silvano Agosti vedi scheda film
MUBI
"La vicenda narrata in questo film è immaginaria. I personaggi che la vivono, purtroppo no."
Un gruppo di persone di differenti età e ceto sociale, si apprestano a raggiungere i palazzi vaticani per prendere parte ad una udienza con il Papa.
Li ritroviamo impegnati a farsi carico di acquistare gli ultimi presenti da donare a Sua Eminenza, e a predisporsi al meglio all'incontro.
Condotti verso un capiente ascensore che dovrebbe condurli sino alla sala predisposta per l'incontro, l'eterogeneo gruppo si accorge presto che l'apparecchio che li dovrebbe condurre a destinazione si è bloccato.
Imprigionati senza che nessuno paia potersene accorgere, per quel gruppetto di persone inizierà una epopea dell'attesa, della disperazione, e, in un certo senso o per alcuni, dell'espiazione.
per altri quella sfiancante e spiacevole attesa, tra caldo, fame e mancanza di generi di conforto, significherà regredire allo stato di belve, mentre i soliti personaggi caratterialmente più di spicco, tenteranno di farsi sentire e prevalere sulla organizzazione di quell'attesa spiacevole e snervante.
Si arriverà a regredire allo stato di belve, a partire proprio dai prelati e dai politici che compongono quel variegato spaccato di umanità alla deriva.
Scritto con sagacia e spiccato senso per la satira da Silvano Agosti assieme a Francesco Costa e Stefano Rulli, Nel più alto dei cieli è una metafora sfrontata e spiazzante della caduta dei valori che caratterizza, più in generale, un mondo dominato da prepotenza e furbizia, come uniche soluzioni vincenti per balzare sulla cresta dell'onda e distinguersi dalla massa che non ha il carattere e l'astuzia per farsi valere.
Un film di un sarcasmo certamente disturbante e sgradevole, per un film che ha il coraggio quasi blasfemo, certamente scandaloso, di criticare le istituzioni di ogni sfera, che sia statale, politica o ecclesiastica.
Una pellicola che creò sdegno e scandalo alla sua uscita, ma che rappresenta uno dei punti più riusciti e rappresentativi di una vena narrativa grottesca utilizzata per sviscerare e palesare certo incondizionato malcostume dilagante.
Silvano Agosti, autore del soggetto, oltre che regista e responsabile del montaggio, si rivela e conferma un autore coraggioso e per questo indipendente che sfrutta questa sua libertà creativa per dire la sua senza fronzoli né mezze misure.
Il cast è formato da caratteristi ed attori poco noti, se si eccettua la giunonica Francesca Romana Coluzzi; ma ognuno tra essi si rivela efficace e pertinente a rendere palese una trasformazione che rende la prigionia forzata come il viatico per liberare la belva da quella parvenza di umanità che, fino a quel momento, ne ha celato i ferini dettagli.
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