Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Tra gli ultimi film di Vittorio De Sica, forse uno dei più convincenti è questo adattamento del romanzo omonimo di Giorgio Bassani, considerato un classico della letteratura italiana del dopoguerra. Lo standard registico di De Sica era indubbiamente calato dai gloriosi tempi di "Ladri di biciclette" ed "Umberto D.", ma questo film, pur restando nei limiti di un cinema illustrativo e un pò lezioso, può contare almeno sui ritratti dei due protagonisti, Giorgio e Micol, disegnati con mano indubbiamente sincera. Il tema di un amore giovanile destinato al fallimento si associa alla tristezza legata alle leggi razziali e alla deportazione finale degli Ebrei, stimolando una riflessione non banale nello spettatore sulle vergogne del Fascismo e la pavidità omertosa della popolazione italiana dell'epoca (tuttavia, come critica del regime fascista hanno funzionato meglio pellicole girate più o meno negli stessi anni come "Il conformista" di Bertolucci, "Una giornata particolare" di Scola e "Amarcord" di Fellini). La vicenda privata ispira a De Sica alcune buone intuizioni e alcune pagine suggestive, giovandosi anche del valido contributo di un'ottima Dominique Sanda e di un intenso Lino Capolicchio, ma nel complesso il film resta piuttosto discontinuo e non mancano scivolate nella retorica. La fotografia di Ennio Guarnieri è molto raffinata soprattutto nelle riprese del giardino del titolo, fra i caratteristi spicca un Romolo Valli come sempre inappuntabile, il finale con la partita di tennis al rallentatore commentata da un canto ebraico gela il sangue e lascia il segno.
voto 7/10
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