Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Dal romanzo di Bassani, le vicende di una comunità ebraica a Ferrara dalle leggi razziali alla deportazione nei lager; sullo sfondo della tragedia storica l’amore infelice di Giorgio per Micòl, socialmente troppo superiore a lui, perde importanza. Il quarto Oscar di De Sica, a oltre vent’anni dalla stagione neorealista, è in pratica un (meritatissimo) premio alla carriera. Il film è il prodotto di un calligrafismo senza tempo, decoroso e impersonale; ci si emoziona solo davanti alle ultime sequenze, che amplificano ciò che nel libro veniva raccontato in un paio di pagine. Forti perplessità sulla scelta degli attori: Dominique Sanda e soprattutto Helmut Berger (che ha sempre quell’aria ambigua ricevuta in dote da Visconti) hanno tutto l’aspetto di ariani puri. Una curiosità: nei flashback il protagonista bambino è interpretato dal futuro regista Alessandro D’Alatri.
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