Regia di Giuseppe Maria Scotese vedi scheda film
Un ribelle messicano si associa a un bandito gringo per mettere in salvo dei preziosi documenti riguardanti la rivoluzione dei peones.
Soltanto nel 1971, a filone ormai abbondantemente esaurito, Giuseppe Maria Scotese approda allo spaghetti western: probabilmente era rimasto l'unico regista in Italia, in quel momento, a non avere ancora girato una pellicola di questo stampo. Ci arriva con la più classica co-produzione italoiberica, dotata però di qualche spicciolo in più della (disastrosa) media; da un'idea dello stesso regista proviene la sceneggiatura firmata dall'esperto Eduardo Brochero, una storia che pasticcia senza far troppi danni attorno alla solita rivoluzione dei peones, contrapponendo con un'ormai sorpassata visione sessantottina i prepotenti americani liberticidi ai poveri messicani ribelli con un cuore. In ogni caso il finale tragico e tutt'altro che lieto spiazza quanto basta lo spettatore per poter considerare l'opera quantomeno dotata di un minimo di personalità. Il cast è tutt'altro che eccezionale: accanto ai protagonisti George Carvell ed Eduardo Fajardo (il primo mai sentito in precedenza, nè in seguito lo sarà più) troviamo nomi 'di ripiego' come quelli di Josè Nieto, Charo Lopez, Sergio Doria. Il ritmo va e viene, l'azione non è particolarmente curata: d'altronde Scotese veniva dai documentari-shock in stile mondo movie. 2,5/10.
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