Regia di Mark Rydell vedi scheda film
Il suo nome è James. Poco interessa se di cognome fa Dean o Franco. In entrambi i casi abbiamo a che fare con due grandi attori. Il metodo, l'autosuggestione e l'autoimmedesimazione che a me tanto non vanno, sono state invece la misura con cui la storia del cinema ha valuto i grandi attori. Ancora mi piange il cuore quando penso a Jimmy Dean. Un bel ragazzo, è vero, ma lontano dal sex symbol di oggi. Era fragile Jimmy Dean, aveva vissuto l'infanzia nella sterilità di un rapporto padre e figlio che non c'era. Introverso, bellino, e "altro" il giovanissimo Dean aveva fatto suoi tutti i dolori possibili: la morte della madre, il rifiuto del padre. Il film di Rydell, che interpreta il ruolo di Jack Warner è un film per la tv e questo già ci dà delle indicazioni su come valutarne il lavoro. Qualche scena azzeccata, qualche visione intuita (la prima apparizione di Dean e la corsa in macchina che lo ucciderà), per il resto è un lavoro classico senza un vero commento personale. Forse questa è stata anche la maniera giusta per parlare di Jimmy Dean, perchè è lui il vero valore aggiunto del film, la sua presenza e il suo ricordo. Jimmy Dean rivive straordinariamente grazie a James Franco, classe '78, che condivide col "giovane bruciato" lo stesso fisico, lo stesso volto, la stessa bellezza distante. Non posso di certo sapere se a James Franco è stato facile o difficile impersonare il mito ribelle per antonomasia, tacciato pure di omosessualità, anche se credo piuttosto che le sue inclinazioni fossero rivolte al puro piacere o al massimo alla scoperta e alla curiosità. L'unica cosa che so è che nelle ormai proverbiali smorfie di James Franco, dove nasce e si castra uno dei sorrisi più teneri e interessanti del cinema, ha davvero rivissuto un mito: James Dean.
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