Regia di Hanil Ranieri vedi scheda film
Un tossico spacciatore, Marco, si innamora di Angela, una ragazza che gli ricorda il suo perduto amore. Proprio quando sembra pronto ad accettare un nuovo inizio con Angela, il destino si accanisce su di lui.
Honil (!) Ranieri è all’anagrafe tale Lino Ranieri, nome che non dice in realtà molto di più del bislacco pseudonimo; il Nostro è stato a tutti gli effetti una meteora del cinema italiano nel corso degli anni Sessanta, riuscendo a prendere parte come attore in parti minori a un tris di titoli (lavorando così con Ugo Gregoretti, Mino Guerrini e Maurizio Pradeaux) e a chiudere infine la sua carriera nel mondo della celluloide con la sua opera prima e ultima da regista e sceneggiatore. Si tratta di questo Gli angeli del 2000, sorta di melodramma tossico in piena epoca hippy, pasticciaccio con evidenti intenti di denuncia sociale realizzato in maniera assolutamente spartana e con perfino meno idee che mezzi a disposizione. Solo per veri completisti e appassionati del cinema di genere nostrano: Gli angeli del 2000 non è esattamente una visione incantevole e all’impianto poveristico del prodotto si aggiungono una direzione abbastanza maldestra e un cast non disastroso, ma certo lacunoso, che vede quantomeno in prima linea Eleonora Rossi Drago e Franco Citti, oltre a Gianni Dei, Evi Marandi e al protagonista Ivano Davoli, il volto meno noto del gruppo (non particolarmente impressionante qui, a ogni modo). Un’ora e mezza a basso ritmo, con pochi momenti salienti e dialoghi spesso inefficaci. 2,5/10.
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