Regia di Andrea Bianchi vedi scheda film
Probabilmente il miglior film di Andrea Bianchi che, qualche anno dopo, si dedicherà al porno (già qui si intravede una certa attitudine) dove aver presentato una serie di horror di infimo livello (Malabimba, Le Notti del Terrore). In occasione di questo thriller l'ispirazione non gli manca. Pur penalizzato da una trama che pecca molto sul versante whodunit prendendo una piega da slasher movie (edulcorato nella resa degli omicidi, salvo che io abbia visto una versione tagliata), la regia è di primario livello. Bianchi gioca a fare Dario Argento, con dettagli su mani guantate che si chiudono sulle sbarre dei cancelli, coltelli a scatto che si aprono, semi soggettive sull'assassino, primi piani di piedi che camminano sull'asfalto, cambi di messa fuoco e molto ricorso dello zoom. Bella l'idea del killer che, come ne La Polizia Chiede Aiuto, va in giro con una tuta di pelle e un casco integrale che gli nasconde la faccia. La cura, sul versante tecnico, c'è ed è alta, a partire dall'eccelsa fotografia (di Franco Delli Colli) fino alla scelta di dove posizionare la macchina da presa, utilizzando oggetti scenici quali punti di riferimento. Tra gli omicidi più efficaci, tutti sottolineati da una discreta musica di Berto Pisano, c'è quello con l'assassino che avvinghia una vittima palesandosi da una finestra che esplode in mille pezzi.
Il cast è discreto, con una costruzione corale dove nessuno riesce ad anticipare o capire chi sia l'assassino. Moltissimi i nudi femminili, integrali e parziali, con la Fenech assoluto valore aggiunto. Cattivissimo l'epilogo con il co-protagonista (nientemeno che Nino Castelnuovo, il Renzo de I Promessi Sposi) che, oltre a essere un violento, è tutt'altro che un personaggio positivo, mentre il killer, tutto sommato uccide per vendetta chi si è macchiato, a sua volta, di un crimine.. Pur se reputato da molti mediocre, basti pensare la scelta dello sceneggiatore Massimo Felisatti (non certo Ernesto Gastaldi) di pretendere dalla produzione la cancellazione del proprio nome dal copione, Nude per l'Assassino ha beneficiato di una grossa rivalutazione nel corso degli anni oltre ad aver anticipato pellicole quali Sotto il Vestito Niente (1985) di Vanzina e Le Foto di Gioia (1987) di Lamberto Bava che si muovono in un contesto ambientale luccicante (quello della alta moda) ed eppur malato, forse ispirato ai gialli di fine anni sessanta di Umberto Lenzi, tra tradimenti, sadismo e turbe sessuali (da vedere il personaggio di Franco Diogene). Molto simile, soprattutto, al film di Vanzina, che condividerà anche la location milanese. Giustamente rivalutato.
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