Regia di Luigi Scattini vedi scheda film
Per Scattini, appena cinquantenne, è l'ultimo film di una filmografia che aveva preso piede una quindicina di anni prima e consta di una dozzina di titoli; il fatto non sorprende più di tanto, considerando il declino del cinema di genere - cui il regista apparteneva di diritto - e i sempre minori spazi riservati a opere come questo Blue Nude, racconto pruriginoso e velleitario messo in scena con pochi mezzi e una buona volontà inversamente proporzionale a essi. Probabilmente è anzi il miglior prodotto di Scattini: vuoi per la costruzione narrativa abbastanza solida della sceneggiatura scritta insieme a Vittorio Schiraldi, dai riflessi drammatici tutt'altro che prevedibili e forieri perfino di una chiara denuncia nei confronti del sordido sottobosco del (cosiddetto) cinema pornografico; vuoi per l'ottimo abbinamento dei nomi centrali del cast, formato da Gerardo Amato, fratello di Michele Placido (e realmente identico a lui nella maggior parte delle espressioni), e da Susan Elliot McBain, che nell'hard aveva già lavorato e continuerà in seguito a lavorare, quindi non poteva che essere una scelta azzeccata. Al di là di queste note positive, Blue nude rimane comunque una pellicola girata in evidente povertà di mezzi da un mestierante neppure fra i più dotati del cinema nostrano; in una parte laterale si segnala Giacomo Rossi Stuart e in una minore la figlia, Monica, del regista. Dimenticabile la colonna sonora di Piero Umiliani. 3/10.
Rocco arriva a New York con una sceneggiatura, convinto di inserirsi nel mondo del cinema. Tramite una ragazza, però, riuscirà al massimo a intrufolarsi nei sordidi ambienti del porno.
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