Regia di Pier Francesco Pingitore vedi scheda film
Gian Burrasca è un romanzetto destinato (e dedicato) all'infanzia: come si può pretendere di trasportarlo nella commedia erotico-demenziale degli anni '70/'80 italiani, che di innocente e di garbato non ha nulla? Seconda considerazione e relativa domanda: Alvaro Vitali ha addosso l'etichetta di Pierino, ormai è il suo alter ego; che bisogno c'è di chiamarlo Gian Burrasca, se poi gli si fanno fare le bravate e gli si mettono in bocca le scemenze e le oscenità di Pierino? Questo film è insomma inutile, irrispettoso del testo originale di Vamba e completamente privo di idee: addirittura in una scenetta si arriva al plagio - la parola giusta è questa - di un episodio del film Letti selvaggi (di Luigi Zampa, 1979), in cui però recitavano Benigni e la Vitti: ben altra roba. Mario Carotenuto, Vitali stesso, Gigi Reder ed il carrozzone dei soliti caratteristi non vanno assolutamente disprezzati: ciò che va invece biasimato è la loro incapacità di uscire dai clichè cuciti loro addosso e di saper scegliere ruoli quantomeno un po' più fantasiosi. Tutto già stravisto. 1,5/10.
Giannino Stoppani combina marachelle e piccoli disastri, sia a scuola che a casa; soprannominato Gian Burrasca, viene spedito quindi in collegio, ma non smette di seminare danni.
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