Regia di Michele Massimo Tarantini vedi scheda film
Negli anni '80 Michele Massimo Tarantini, regista già famigerato per una serie di inconsistenti commedie erotiche totalmente prive di ironia (L'insegnante viene a casa, Taxi girl, Giovani, belle... probabilmente ricche), si ritira in Brasile. Purtroppo però non pone fine alla sua disastrosa carriera cinematografica e continua a far danni anche dall'al di là (dell'oceano, si intende); ecco un illuminante - ma rabbuiante, per altri versi - esempio di quanto Tarantini sia riuscito a concludere in quegli anni: un cannibal movie con forti spinte erotiche e una non sempre volontaria tensione al demenziale. Con interpreti inadeguati (per il cinema), una realizzazione tecnicamente non ineccepibile e una storia a dir poco insulsa, per una sceneggiatura dello stesso regista (che è anche montatore del film e fa tutto sotto pseudonimo, stratagemma comprensibile per chiunque si trovi nei suoi panni e voglia evitare il pubblico linciaggio). Michael Lemick, per la completezza dell'informazione, è il nome prescelto per l'operazione. Qualche squartamento, tanti nudi e scene di accoppiamento gratuite, dialoghi banali e uno svolgimento piatto: voilà, Nudo e selvaggio è servito. Deodato e il suo Cannibal holocaust al confronto sembrano Spielberg o Welles. Fortunatamente, ad ogni modo, il genere cannibal si stava ormai spegnendo: quella di Tarantini è una mazzata sostanzialmente a vuoto sul cadavere di un filone francamente non esaltante del nostro cinema. 1/10.
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