Regia di Dario Argento vedi scheda film
La commedia non è nelle corde di Argento, senza se e senza ma, non a caso questo film è un episodio isolato nella sua filmografia costituita esclusivamente da gialli, horror e slasher, ciò nonostante non è il suo film peggiore, è pieno di inquadrature e riprese insolite che dimostrano però quanto nella scelta delle luci e la creazione dell'immagine fosse ingegnoso e vivace il mago del brivido made in Italy.
Il quadro storico è quello delle sommosse contro gli austriaci nelle famose cinque giornate di Milano a metà dell'ottocento ma il registro è quello della farsa surreale da comiche degli anni venti fra accelerazioni della bobina ed esplosioni che danneggiano gli edifici ma non le persone come nella sequenza in cui si incontrano i due protagonisti Cainazzo il ladro e Romolo il fornaio.
Celentano è insolito, nel senso che molleggia poco e Cerusico lo spalleggia bene ma non sono certo due icone del nostro cinema in questi ruoli, si rammenta molto di più Salvatore Baccaro nella parte di uno dei membri della banda di Cainazzo, non tanto per le sue doti attoriali inversamente proporzionali alla sua bruttezza ma perchè non mi ricordo un altro film in cui pronuncia così tante battute, chi dimostra invece di essere un'attrice molto più brava di quello che la sua carriera le ha offerto è Marilù Tolo nel ruolo di una nobile ninfomane, Argento la sfrutta in una scena dove si concede un'apertura al gore spruzzando di sangue il suo bel decoltè durante uno scontro a fuoco fra rivoluzionari e oppressori, e subito dopo la segue all'interno dei suoi alloggi con un lungo carrello mentre l'attrice colora il suo viso di una lucida e libidinosa follia che si intona con i turgidi seni scoperti pronti ad essere concessi a tutti i suoi sostenitori nella lotta armata.
Il sangue è un elemento ricorrente nel cinema di Argento e in un film in cui si racconta una lotta armata a colpi di moschetto e sciabole si può spesso indugiare su corpi feriti e volti insanguinati come nello snodo centrale dove prende una pausa dalla farsa e si dedica più alla lotta dettagliando uniformi e stivali, allargando il campo sulla piazza in cui muove bene il folto numero di comparse, anche Celentano subisce la legge di Argento e viene ricoperto di sangue.
Il meccanismo del film dopo un'ora inizia a perdere colpi e anche la sceneggiatura comincia ad avere il fiato corto in quanto a trovate interessanti, scema quindi verso un finale violento e drammatico che abbandona totalmente la comicità.
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