Regia di Dario Argento vedi scheda film
Pellicola in costume piuttosto atipica e troppo poco pubblicizzata dagli amanti di Dario Argento e della filmografia di genere italiana. Eppure, nonostante qualche battuta a vuoto, si tratta di un ottimo film che esplicita quanto già emerso negli spaghetti western "Tepepa", "Vamos a matar companeros" e "Giù la testa". Cambia l’ambientazione e il periodo storico (qui siamo a Milano), ma non la sostanza.
Argento opta più per la farsa, piuttosto che per tagli seriosi o fumettistici, ne discende un’opera grottesca che non lesina in scene violente (teste che scoppiono, spari, pugnalate) e crudeli (stupri, fucilazioni, impiccagioni), condendo il tutto con un pizzico di (amara) comicità. Badi bene, non è un film comico, anzi si tratta di una storia molto malinconica e triste. Emblematica la scena del patriotta che spira sussurando due parole quasi impercettibili, interpretate da ogni presente a modo suo (l’idea sarà riutilizzata da Verdone in "Bianco, rosso e verdone"). Niente male anche la scena dello stupro (per il messaggio implicito che racchiude in se stessa).
La regia è di quelle qualitative (gustosa e tipicamente argentiana la sequenza con mdp che riprende le persone nobili di Milano con PPP sui piedi e sulle bizzarre movenze degli stessi) e palesa un indubbio impegno nella messa in scena.
Bene il duo protagonista, con un Celentano meno guascone del solito. Appropriata la colonna sonora, fotografia sufficiente. Bel film, anche se con qualche battuta da arresto ma con momenti notevoli (su tutti gli ultimi minuti). Voto: 7.5
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