Regia di Marcel Carné vedi scheda film
Come potremmo definirla questa tardiva prova di uno spento Carné? Una delusione. Una delusione davvero su tutti i fronti che riguarda un'opera pericolosamente in bilico fra "Gioventù bruciata" e "I ragazzi della via Paal", e che il grande regista avrebbe potuto risparmiarci perchè non ha nulla - nemmeno piccole tracce - dei suoi antichi capolavori e poco anche del "mestiere" che avrfebbe invece dovuto essere una consolidata connotazione "certa".
Affronta indubbiamente un problema sociale molto sentito in quegli anni qui in Occidente (quello relativo alle bande dei ragazzi che sposano la delinquenza di gruppo).
La storia che dovrebbe commuoverci però, questo ambiente che dovrebbe inquietarci (ma anche affascinarci), questi personaggi a cui dovremmo affezionarci (o per lo meno cercare di capire) ci lasciano invece indifferenti: tra loro e noi (e la colpa è attribuibile in toto alla messa in scena) si alza come un muro invisibile che non crea empatia.
E nasce così una deplorevole impressione di artificio e di cattiva letteratura assolutamente (e totalmente) priva di quello "slancio poetico" che era nelle corde del miglior Carné e una delle sue armi vincenti.
Tutto insomma appare falso, pensantemente elaborato e privo di "cuore" e di "anima".
Anche l'interpretazione è disuguale e poco soddisfacente (si salvano soltanto il piccolo Babar dallo sguardo commovente, e Roland Lesaffre, bravissimo nella parte di "Pecos Bill").
La storia è presto detta: un'avvenente sedicenne guida una banda di "bloisons noir" in erba. Quando i maschi però vogliono far sul serio, la fanciulla lascia il gruppo e trascina con sé il più intelligente della gang. Della vendetta dei "traditi" sarà vittima un ragazzino senza colpa. Ma la lezione servirà a tutti.
Riduzione in immagini su sceneggiatura di Jean Francois Rey e dello stesso Carné) del romanzo amricano "Tomboy" di Hal Hellson (notevolmente modificato e alleggerito nelle parti più trucculente), finisce per non avere nemmeno un valore sociologico di documentazione, proprio a causa della "falsità" dell'insieme.
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