Regia di Italo Alfaro vedi scheda film
Didascalico esempio di film post sessantottino, caratterizzato da dialoghi retorici e da una storia contraddittoria (con un finale che rinnega il principio antiborghese, al fulcro della narrazione).
Carlo (Ugo Pagliai) e Magda (Dagmar Lassander) vivono un rapporto di coppia in progressivo decadimento. L'amore che li ha condotti al matrimonio sembra essere un lontano ricordo. Trascorrono con monotona routine ogni attimo della giornata: in spiaggia, al ristorante, in viaggio e soprattutto in camera da letto, ogni momento scorre prevedibilmente e senza troppo entusiasmo. L'incontro occasionale con Paola, una disinvolta autostoppista che s'intromette nelle loro vite, sembra inizialmente rianimare la relazione. Paola entra di prepotenza nella loro intimità, arrivando a farsi ospitare in casa e trascinandoli in una serie di esperienze extraconiugali.
"Ho dichiarato guerra alla logica. Perché la gente va sulla Luna? Perché Bell inventa il telefono? E perché Pasteur inventa il vaccino della rabbia? Perché Leonardo dipinge la Gioconda? Logica e vita sono due quantità non comparabili. Ha mai provato a comperare due centimetri di pere? La vita mi ha sbattuto a calci fuori dalla porta. Oltre un certo limite decente, i soldi non servono a un cavolo. Il denaro non c'entra mai nelle cose essenziali: serve maledettamente ma non c'entra. Tanto tempo fa ho cercato di applicare alla vita la logica pura. Una logica naturale, che prescindesse dalla falsità, dall'interesse, dell'ipocrisia e ho preso una toppata. Lei addirittura sta cercando di applicare, in modo logico alla vita, la illogicità del suo miserabile mondo borghese: l'educazione, la religione, la decenza. Mi dia il suo indirizzo: manderò una corona alla cara estinta. (...) Parlare, è una specie di masturbazione intellettuale."
(Ippolito Simoni, un proletario a colloquio con Magda)
Guardami nuda: Ugo Pagliai
Sinistro film post sessantottino, che soffre di una contrastata concezione ideologica, espressa malamente facendo ricorso a dialoghi inascoltabili. Opera di un regista poco prolifico che in questa occasione tratta confusamente la liberalizzazione dei costumi, le droghe, il proletariato, facendo ricorso a brutte musiche, surreali personaggi (il ribelle citato più sopra, che ovviamente ascolta per rilassarsi "Garibaldi fu ferito" di La Rionda) e dialoghi velleitari (questi sì, antipopolari!) destinati a non condurre da nessuna parte. Se una coppia decide di contrarre matrimonio, non si capisce perché poi non dovrebbe rispettare i vincoli che questo comporta.
Guardami nuda: scena
La filosofia "libertina" di quel periodo (il '68) è diventata spesso anche un leit motiv di molte sceneggiature che, oggi lo si può meglio comprendere, ha danneggiato buona parte della cinematografia italiana anni Settanta. Dietro una pellicola dalle intenzioni pasticciatamente ideologiche, si cela di fatto il solito pruriginoso pseudo erotico che punta a mettere in scena qualche nudo di circostanza. Da questo punto di vista la Lassander è sempre splendida, anche quando - come in questo caso - incinta di cinque mesi (è infatti spesso ripresa di spalle o a mezzo busto, quando non controfigurata). Ma la storia di questa incerta coppia borghese, vivificata da tristi idee sessuali e destinata a imbattersi in deliri fanatici finto-rivoluzionari, è girata da Alfaro con assoluta improvvisazione e montata in maniera agitata e caotica. Continui cambi di scena, passaggi senza continuità da una situazione all'altra, dialoghi supponenti che si aggiungono a una colonna sonora mediocre e davvero snervante. Non funziona nulla nel film, nemmeno un attore del calibro di Ugo Pagliai, costretto a fare comparsa in ruolo di bersaglio, in quanto teoricamente emblema d'uomo reazionario e bigotto. Sono passati oltre 50 anni da quel periodo di "sconvolgenti" rivoluzioni ma un film come questo, già invecchiato appena girato, oggi resta unicamente a testimonianza della retorica con cui valide idee potevano essere mal divulgate, ovvero con pressapochismo didascalico da parte di certi autori. Guardami nuda è un brutto film - una mattonata tra capo e collo - inseguibile sin dai titoli di testa. D'altra parte Alfaro veniva dalla regia di prodotti televisivi e dopo questa avrà occasione di dirigere giusto un'altra manciata di pellicole, tra le quali due decamerotici realizzati nel 1972: Decameron n° 3 - Le più belle donne del Boccaccio (1972) e Canterbury proibito. E quest'ultimi per quanto mediocri, alla faccia del cinema d'autore, restano tra i suoi migliori lavori.
Guardami nuda: Dagmar Lassander
"Bisogna restaurare l'odio di classe. Perché loro ci odiano, dobbiamo ricambiare. Loro sono i capitalisti, noi siamo i proletari del mondo d'oggi: non più gli operai di Marx o i contadini di Mao, ma 'tutti coloro che lavorano per un capitalista, chi in qualche modo sta dove c'è un capitalista che sfrutta il suo lavoro'."
(Edoardo Sanguineti)
Don't say nothing (Bruno Zambrone e Gianni Meccia)
F.P. 08/10/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 86'11")
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