Regia di Stelvio Massi vedi scheda film
In una scuola superiore della capitale i ragazzi sono lasciati allo sbando. L'unica a interessarsi delle problematiche dei suoi studenti è la professoressa Vitali.
L'universo giovanile e le sue profonde problematiche, i disagi psicologici, quelli sociali, economici, sessuali e via dicendo, irruppero sugli schermi nostrani verso la fine degli anni Ottanta; il successo di Mery per sempre (Marco Risi, 1989) fece sì che seguissero il filone svariate altre pellicole, fra le quali si può annoverare questa L'urlo della verità. Non la migliore nel genere, ma neppure da buttare via; la professionalità di Stelvio Massi è cosa nota, ma certo il soggetto non deve essere stato molto di suo gradimento, lui che è stato uno dei principali artefici del poliziottesco e dell'action all'italiana nei due decenni precedenti. Ecco un motivo per cui l'esperimento non ha funzionato granchè: un film 'di contenuti', di riflessione in mano a Massi è un azzardo; la sceneggiatura del semisconosciuto Giuseppe Costantini poi non offre neppure spunti particolarmente originali o vivaci (il - mancante - rispetto verso gli handicappati, i genitori incapaci di ascoltare i figli). Nel cast la giovane e poco incisiva Eliana Miglio è circondata da nomi di scarso risalto, mentre in ruoli marginali compaiono Franco Interlenghi, Antonella Lualdi, Agostina Belli e Pier Paolo Capponi. Come di consueto Massi si accredita alla fotografia, sui titoli di testa, come Stefano Catalano; soltanto tre titoli lo separano dalla 'pensione' (e sarà un ritiro anticipato, contestuale alla scomparsa del cinema di genere) e saranno pellicole d'azione. 2,5/10.
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