Regia di Joe D'Amato (Aristide Massaccesi) vedi scheda film
Se Gianni Morandi nel 1985 è il protagonista di un'accoppiata di fiction televisive buoniste del calibro di Voglia di volare e Voglia di cantare, D'Amato, sempre in bilico fra cinema 'classicamente inteso' e pornografia bella e buona, in tutta risposta scrive e dirige (e cura montaggio - niente facili battute! - e fotografia di) questo Voglia di guardare. No, non dev'essere proprio così: probabilmente le affinità fra i tre lavori si limitano alle assonanze nei titoli, anche perchè questa pellicola di Aristide Massaccesi - vero nome di D'Amato - è tutt'altro; è un blando filmetto erotico che si sviluppa attorno ad una modestissima trama a base di voyeurismo facile e privo di fantasia (insomma, tutto ciò che ammazza il voyeurismo stesso). Qualcosa che sostanzialmente non dispiacerebbe a Tinto Brass - che fra l'altro non ha neppure la metà del talento estetico di Massaccesi nella scelta delle inquadrature. Si salvano le bellezze delle protagoniste (Lilli Carati, Jenny Tamburi, Laura Gemser), mentre il protagonista maschile - Sebastiano Somma - è il classico belloccio gigione: inutile. Musichine con piano e sax - un passo oltre al pianobar - a cura di Guido Anelli e Stefano Mainetti. Accoppiamenti seriali lievemente patinati per un'ora e mezza. 1/10.
Il marito ha voglia di guardare: la moglie viene inserita in un giro di prostitute di bordello, dove lui potrà osservarla da dietro uno specchio.
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