Regia di David W. Griffith vedi scheda film
Dopo "Intolerance" che rimane il suo film più innovativo e geniale, "Giglio infranto" è il mio film preferito di Griffith, senz'altro più di "Nascita di una nazione" appesantito dal fastidioso e offensivo razzismo. Questo film è un melodramma muto girato con sensibilità e delicatezza che racconta il casto idillio fra un cinese, lo Yellow man emigrato a Londra per diffondere un messaggio di pace, e una povera ragazza picchiata e abusata dal padre, un boxeur alcolizzato. Dalla trama potrebbe sembrare un film molto datato, ma in realtà riesce ancora a creare una suggestione notevole grazie all'intelligenza del linguaggio registico all'insegna del pudore e del ritegno. La parte finale è autenticamente commovente senza diventare ricattatoria; le scene di abuso del pugile sulla ragazzina sono ancora piuttosto dure da mandare giù, ma per nulla sensazionaliste e cinematograficamente ineccepibili. Griffith era un uomo del XIX secolo come mentalità e come bagaglio culturale, ma qui non si cade in ambiguità ideologiche né in eccessi melodrammatici; molta della forza del film viene dagli attori sapientemente diretti. Lillian Gish ha la giusta aria smarrita e fragile adatta al personaggio e ci dà una delle sue interpretazioni più memorabili, che avrebbe potuto vincere un Oscar se fosse già esistita l'Academy; Donald Crisp e Richard Barthlemess sono convincenti e non vanno troppo sopra le righe. Un piccolo gioiello del muto da riscoprire, un film poetico e doloroso, una storia d'amore nel senso più elevato e meno carnale del termine.
Voto 9/10
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