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Ti piace Hitchcock?

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Ti piace Hitchcock?

di scapigliato
8 stelle

Dario Argento è un autore. Ha un suo linguaggio, una sua poetica, una certa estetica e usa la grammatica cinematografica in funzione delle sue intenzioni. Mi stupisco come abbia fatto a fare bene nonostante lavorasse per la tv italiana (perchè in quella americana può fare sicuramente di più). "Ti Piace Hitchcock", distribuito dalla Rai con il titolo di "Do You Like Hitchcock?" per chissà quale appeal internazionale, è sì un prodotto tv, ma concentra il buon cinema di Dario Argento in soli 93 minuti. Molto meglio de "Il Cartaio", "Ti Piace Hitchcock?", ambientato e girato nella sua Torino d'adozione, si apre con inquadrature voyeuristiche che la dicono lunga sullo spirito della piccola produzione televisiva. Una storia di spioni, di chi ama guardare, intromettersi, come i reality permettono oggi, o forse, come preferiamo credere, come chi ama il cinema che è, come Hitchcock stesso, automaticamente un voyeur. C'è uno studente di cinema che lo conferma, e passando dall'espressionismo tedesco a Hitchcock fino ad approvare al cinema russo, vive la sua parabola più allucinante e pericolosa, ma di sicuro la più emozionante dopo quel fugace episodio infantile di streghe lesbiche con cui Argento, alla grande, apre il film. Non è solo un inserto informativo, che altrimenti sarebbe stato solo sterile nell'economia del film, ma è anche un raccordo netto con un certo suo cinema, quello delle Tre Madri, che ha fatto la fortuna e la gioia dell'autore romano.
Il film attraversa varie situazioni con una modulazione altalentante, perchè mentre regia e sceneggiatura vanno bene, sono i dialoghi a far piangere. In più ci si mette la prestazione degli attori. Solo Elio Germano riesce ad essere quello di sempre, cioè un grande attore fresco e diretto, anche se i dialoghi lo hanno limitato abbastanza. Argento invece c'è in tutta la sua presenza autoriale, sia dalle citazioni cinematografiche e hitchcockiane fino al gusto gore del delitto della madre della protagonista, passando per vari luoghi argentiani, come la mano dell'assassino che è quella del regista stesso, i particolari degli ingranaggi che richiamano l'ingranaggio della trama gialla, la notte torinese fatta di presenze che vivono e rivivono nelle architetture, negli ambienti, negli interni come negli esterni. Un bel film che ha i suoi punti più alti in tre scene dilatate inverosimilmente, altro tipico gioco argentiano di illusione e di vanificazione delle aspettative, come il delitto, la fuga sotto l'acquazzone e il tentato omicidio del protagonista ingessato. Il finale hitchcockiano è pure da ascivere a queste scene, anche se è mancata un'attenzione al particolare. Comunque non si rimpiange il Monte Rushmore, e detto questo detto tutto.

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