Regia di Stuart Gordon vedi scheda film
Edmond, ovvero della frustrazione, degli istinti repressi, del razzismo, della misoginia, dell'omofobia. Un mini trattato sui mali del nostro tempo. Il registro scelto da Gordon, ben coadiuvato da una riuscita fredda fotografia screziata costantemente di neon, è il grottesco. William H. Macy si muove spaesato nella notte newyorkese con la consueta buona prova attoriale e in un'atmosfera onirica vede prepotentemente emergere ed è costretto ad affrontare il suo lato più oscuro. Molti volti noti a fargli da contorno, il protagonista scatena una violenza tanto inaspettata quanto feroce, all'arma bianca, con una discesa agli inferi supportata da dialoghi tutti incentrati sull'individuo e la condizione umana nel mondo moderno, sulla sua realizzazione, sul destino, sul libero arbitrio, sull'identità sessuale, sulla coppia, sulla convivenza tra popoli, sul lavoro, sulla diversità, sull'espressione del sé, alla stregua di una pièce teatrale sfacciata e inquietante. La pellicola è anticonvenzionale e per stomaci forti. Regge tutto sommato discretamente anche se il finale in cella forse è di troppo. Ma dal regista di ReAnimator cosa ci si vuole aspettare? Roba robusta. Resta la curiosità di aver dato in mano ad autori di ben altro livello, vedi Cronemberg, una simile materia. Chissà...
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