Regia di Tsui Hark vedi scheda film
La struttura del film avrebbe tutte le carte in regola per appassionare... eppure l'impressione che io ho riportato durante la visione, è stata davvero deludente (troppo alte le aspettative forse?) Seven Swords non mi incanta, non mi affascina, non riesce a catturarmi l'immaginazione e a farmi immergere nel "sogno".
Mauro Gervasini, a proposito di Seven Swords, nella sua critica pubblicata sull'ultimo numero di Film Tv, scrive testualmente: "Pur essendo al di sopra della media di qualunque film americano non diretto da Michael Mann, il film non raggiunge i livelli di un tempo, inutile girarci intorno." Ma... nonostante questa premessa che la dice lunga ed è molto più destabilizzante di quanto vorrebbe sembrare all'apparenza (o sono io che amo leggere fra le righe?) il giudizio finale è positivo, il pollice risulta indiscutibilmente rivolto verso l'alto... Cosa significa questo? Che dovremmo accontentarci considerando quello che passa il convento in questi periodi di magra? Che dobbiamo fare buon viso a cattivo gioco? Francamente, se questo dovesse essere il senso, lo troverei un procedimento abbastanza riduttivo e (almeno per quanto mi riguarda) assolutamente non avallabile nè condivisibile. Paradossalmente spesso mi capita di essere più conciliante e possibilista nei riguardo di registi di minor valore e capacità, di fronte ad opere una volta tanto realizzate al di sopra del loro standard abituale... ma in contrapposizione evidente, divento iper critico ( e conseguentemente drastico nel denunciare la "caduta" e implacabile nel giudizio)quando mi trovo davanti ad opere di "Creatori" di alto valore capaci spesso di essere sublimi, nelle quali trovo in vece in gran parte sperperato l'oggettivo talento... e probabilmente in parte carente l'ispirazione (e il film mi sembra allora molto più appropriatamente invece che "di", "alla maniera di"come se fosse stato realizzato da un allievo svogliato).. e questo a mio avviso è proprio il caso di Tsui Hark e della pellicola in oggetto. E' chiaro che certi nomi il "mestiere" non lo dimenticano, e il livello rimane oggettivamente elevato: gli apparati tecnici che li circondano, gli investimenti economici, la tecnologia e la professionalità della troupe nel suo insieme, consentono sempre il mantenimento di un adeguato "standard" non soltanto visivo, ma senza l'"anima" portante che sorregge tutto l'apparato, risultano davvero elementi sufficientemente validi per mantenere attivo il "mito"? La struttura del film avrebbe tutte le carte in regola per appassionare... eppure l'impressione che io ho riportato durante la visione, è stata davvero deludente (troppo alte le aspettative forse?) Seven Swords non mi incanta, non mi affascina, non riesce a catturarmi l'immaginazione e a farmi immergere nel "sogno". Colpa della storia? Sicuramente non adeguatamente strutturata, ma in film di questo genere le vicende raccontate sono spesso un pretesto "narrativo" una specie di canovaccio con i vari ounti nodali che si ripetono sempre ripetitivi e uguali a sè stessi variando nella forma e nella esecuzione. Allora forse se il regista fosse riuscito a dare uno spessore "drammatico" maggiore ai personaggi, se ce li avesse "raccontati" più compiutamente (e non manacano gli spunti felici come la guerriera punk troppo presto eliminata dall'azione, o i personaggi femminili in genere, uno dei quali, a mio avviso con potenzialità strepitose, ma mal utilizzate), insomma se ci avesse messo più "sangue" e "viscere", se avesse "partecipato" più intimamnmente la materia narrata, tutto l'insieme avrebbe ssicuramente acquisito un corpo e una sostanza maggiore. Indubbiamente alcuni dei duelli come quello nel cunicolo, o lo scontro finale, ono ben realizzati, contengono la necessaria tensione spettacolare "mantengono "viva l'attenzione.sono le figure che risultano a volte sfocate e non approfondite, che "entrano" ed "escono dalle vicende senza lascare una impronta sufficente. Il ritorno alla barbara concezione visiva dellgli scontri in primo piano esasperati e cruenti al punto giusto, lontani dal leccato calligrafismo di altri epigoni del genere, avrebbero dovuto costituire un punto di forza... eppure, nonostante l'impeccabile realizzazione, risultano spesso ripetitivi e monotini, creano una certa "asincronia" con l'assunto tematico... si avverte la mancanza di "magia" e di "inventiva creativa", la visionarietà cromatica e diversificata riscontrabile invece in opere analogamente discutibili, come per esempio La Tigre e il dragone" o "Hero" (che pure non ho molto amato) che riuscivano a dare in ogni caso sensazioni "percettive" (e non solo visive) altissime. Singolarmente, la parte che più mi ha appassionato è proprio quella intimistica , riprodotta per altro in lingua originale (l'amalgama fra "visione" e suono in quelle scene è certamente maggiore, si riescono a "leggere" quei sottili palpiti che nessun doppiaggio, per quanto perfetto e appropriato possa risultare, sarà mai capace di rendere - e il merito va anche a quel personaggio femminile cosi originale e dolente della "schiava" coreana che è una delle poche, reali "perle" dell'intera pellicola). Un'ultima riflessione a latere: l'oriente, a un certo punto ha dato nuova linfa ispirativa al genere western, lo ha tonificato dall'interno.. adesso assistiamo alla restituzione dissanguata all'oreinte delle fonti ( e Seven Swords ne costituisce un esempio esemplare, se non altro nell'utlizzo di una particolarissima colonna sonora che non può che avere rimandi "precisi" e "voluti2). Sooo.. che cos' facendo tutto il sistema rischia di generare uncorto circuito e di annullarsi da solo!! Seven Swords, dunque: la "visione" è barbarica e violenta al punto giusto nei primi piani esasperati degli scontri ma "asfittica" nella sostanza, non riesce del tutto a rinsanguare gli interminabili 144 minuti di durata, troppe volte degenerati in "noia"!!!
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