Regia di Mehdi Charef, Emir Kusturica, Spike Lee, Ridley Scott, Stefano Veneruso, John Woo vedi scheda film
Come si fa a parlare delle condizioni di miseria dei bambini nel mondo quando lo sponsor è Unicredit, cioè una delle banche che, a parte qualche occasionale lavatina di coscienza, contribuisce più attivamente ad aumentare la stratificazione sociale e ad allargare la forbice tra ricchi e poveri? Non basta reclutare qualche regista di grido (Spike Lee, Kusturica, Ridley Scott, John Woo) per non far sentire il fetore di marcio di tutta l'operazione. E infatti il risultato è fallimentare: filmini stucchevoli per compiangere i bambini armati da guerriglieri in Burkina Faso (Tanza, di Mehdi Charef; voto: 3), i ladruncoli costretti a rubacchiare per conto degli adulti in Serbia (Blue gipsy di Emir Kusturica; voto: 6,5) e in Italia (Ciro, di Stefano Veneruso; voto: 5) o a fare accattonaggio in Cina (Song Song and Little Cat di John Woo; voto: 1,5), i ragazzini costretti a vivere di espedienti nelle favelas del Brasile, collocate appena a qualche spanna dai sontuosi grattacieli (Bilu e João di Katia Lund; voto: 7). La scarsa motivazione dei registi coinvolti si percepisce già a partire dai titoli, tutt'altro che fantasiosi e per lo più recanti i nomi dei piccoli protagonisti. Dovendo dare le pagelle, dalla melassa stucchevole si distinguono parzialmente Kusturica, che però non rinuncia al suo stile rococò, e Katia Lund, che immortala con assoluto verismo la condizione di precarietà dei bambini brasiliani, costretti a lavorare per giornate intere per poter acquistare i mattoni necessari a migliorare le loro abitazioni. Appena sufficiente l'episodio firmato da Spike Lee su una ragazzina di Brooklyn coi genitori malati di AIDS (Jesus Children of America; voto: 6). Inguardabile quello firmato da John Woo. Delirante nella sua follia onirica quello di Jordan e Ridley Scott (Jonathan; voto: 1).
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