Regia di Tim Burton, Mike Johnson vedi scheda film
Quella di Tim Burton è una poesia splendidamente macabra, fatta di fil di ferro e pietra pomice, e dotata di un'incandescenza a volte terrea, a volte lunare, a volte gioiosamente iridata. Il tratto ha la fredda sottigliezza di un brivido sotto la pelle, e la tiepida fragilità di un ciglio fremente sotto una goccia di pianto. Il sentimento vibra di timidezza e di paura, ed ha la sorte segnata dal dolore: infatti il mondo, quando è sterile e cinico, rende tremante persino il passo che potrebbe avvicinarci alla felicità. In questo film i vivi sono morti ed i morti sono vivi, perché è solo all'ombra dei rimpianti eterni che l'amore si impone con la sua luce vivida, priva delle chiazze opache dell'avidità e dell'ipocrisia. "La sposa cadavere" è come un canto della bellezza impolverata, che piano piano solleva la testa e si scuote di dosso la cenere di tante speranze ingiustamente, ed inutilmente, distrutte.
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