Regia di Tim Burton, Mike Johnson vedi scheda film
L’ultima favola di Tim Burton, “La sposa cadavere”, restituisce ai fan del visionario regista americano il piacere effimero ma gratificante della sua miglior poetica. Dopo i primi corti ed il lungometraggio “Nightmare before Christmas”, Burton ci riprova con l’animazione e vince decisamente la scommessa: “Tim Burton’s corpse bride” è decisamente una spanna sopra tutte le altre favole animate del folletto di Burbank: solita leggendaria atmosfera dark, usuale caratterizzazione decisa dei personaggi, spesso parossistica sul piano fisiognomico, storia accattivante, a metà tra finzione e realtà, ma soprattutto un’ironia desacralizzante che è il vero surplus della pellicola.
È la storia di un imbranato ragazzo, disegnato, manco a dirlo, sui tratti di Johnny Depp, che sta per sposarsi secondo il rito del “matrimonio di interesse” e che finisce per incappare in un imprevisto che lo catapulterà in mezzo ad un’inverosimile spirale di disavventure.
Il film è un capolavoro del cinema d’animazione. Un’animazione sui generis. Come sempre sono le storie disegnate da Burton. L’incrocio tra mondo dei vivi e quello dei morti è improntato sulla sdrammatizzazione di alcune tematiche che accompagnano spesso il modo di dipingere l’aldilà. Il risultato è un’applicazione del teorema proprio de “A’ livella” di Totò ad un’ambientazione simile a quella degli Zombie di Romero (si noti il grigiore del mondo dei vivi a confronto dei colori e delle feste che caratterizzano l’aldilà). L’azzardato esperimento burtoniano riesce. Ed è un gran bel vedere.
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