Regia di Mike Bigelow vedi scheda film
È il seguito di Deuce Bigalow: Male Gigolo (1999) che in Italia uscì col titolo Gigolò per sbaglio. Cosa abbia spinto la Columbia (tra i produttori c’è Adam Sandler, che appare un attimo) a riprogrammarne le stupidissime disavventure “erotiche” è facilmente intuibile: creare un prodottino da home video per i mercati “profondi” e di bocca buonissima, ancora capaci di farsi strappare una manciata di risate da doppisensi porno e scollacciate amenità. Il manifesto del film fotografa il protagonista che dà il titolo alla serie davanti a un monumento che pare proprio la Torre di Pisa (capita la “metafora”?!), ma lo spaventoso sequel è ambientato ad Amsterdam e coinvolge niente di meno che un caratterista di razza come Jeroen Krabbé. L’intento sarebbe demenziale, ma è pura volgarità. La trama? Un serial killer uccide prostituti tra i canali della Venezia del Nord. L’associazione che li raggruppa e rappresenta tenta di venirne a capo. Nella prima sequenza c’è pure l’esordio su grande schermo di Elisabetta Canalis che, colta in flagrante mentre s’intrattiene con un “puttano in saldo”, pronuncia la fatidica battuta: «Mio marito!». Per la cronaca, la “star” Rob Schneider, anche cosceneggiatore e coproduttore, si è ispirato ad American Gigolò, il cassico di Schrader.
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