Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Nel 1946, Berlino è ancora un cumulo di macerie, tra le quali si aggirano cittadini ormai abituati a vivere di espedienti, lavori estremamente precari e piccoli traffici. Tra loro, c'è il giovane Edmund, ragazzino dodicenne che passa le sue giornate cercando di racimolare qualcosa per sostenere la propria famiglia, di quattro persone. Il padre, malato, è costretto a letto; la sorella maggiore, Eva, esce con i soldati occupanti, in cambio di sigarette, pur non prostituendosi; il fratello maggiore, Carl-Heinz, preferisce vivere nascosto, essendo stato un soldato che ha combattuto sul Fronte Orientale. Edmund accetta di avere sulle spalle una responsabilità troppo grande per un ragazzo della sua età, e fa il possibile, ed anche di più. Un incontro con Enning, un suo ex-docente, epurato in quanto nazista, segna il suo destino. Il ragazzo inizia a frequentare l'uomo, dalle strane tendenze, il quale gli espone alcune teorie appartenenti all'ideologia del passato - ma, evidentemente, ancora "viva" sotto le ceneri della disfatta - portandolo a pianificare la morte del padre, le cui condizioni di salute si aggravano, comunque, sempre più. Edmund avvelena il padre, ma non riesce a sopportare il rimorso per quanto fatto. Questo film di Roberto Rossellini, capolavoro del neorealismo, racconta il dramma umano di un ragazzo privo di ogni punto di riferimento, utilizzando come sfondo una città distrutta, materialmente e moralmente. Ad Edmund, che ha vissuto prima le devastazioni della guerra e ha poi patito per le conseguenti privazioni, non è stato concesso di vivere la sua età. La sua purezza di bambino è stata compromessa dalla violenza dell'ideologia che ne ha influenzato l'educazione; successivamente, ha dovuto accettare delle responsabilità di adulto, facendosi carico di altre tre persone, compreso un pavido, benchè fisicamente abile, fratello maggiore. Le privazioni, la fatica, le umiliazioni, lo spingono ad accettare come amico l'unico che, seppur per altri fini, e solo apparentemente, gli mostra affetto. Il maestro Enning, prigioniero del vizio e di un passato che dovrebbe essere ormai sepolto, esercita sulla psiche del vulnerabile Edmund un'influenza nefasta. L'ideologia nazista fa non una, ma due, ulteriori vittime. Ma, del resto, cosa avrebbe potuto impedirlo ? L'immagine che il regista ci offre, della Berlino ad un anno dalla fine dei combattimenti, non lascia alcuna speranza. Povertà, precarietà, sfiducia ed astio verso il prossimo - emblematica è l'acredine che il padrone di casa riserva alla famiglia di Edmund, sfollata in conseguenza delle devastiazioni - non danno una buona immagine, al di là di ogni retorica, dei vincitori della guerra, che consentono, in un clima di indifferenza e sfruttamento, tutto ciò. Il film è di breve durata; la sceneggiatura, concendendo poco a vicende parallele, segue Edmund nel suo peregrinare tra le macerie, anche umane, della città. Ce lo mostra impegnarsi per la sopravvivenza della famiglia, ma anche, come una qualsiasi persona della sua età, cedere all'istinto del gioco; tentare di socializzare con altri ragazzi. Ce lo mostra, senza una vera guida, compiere una cattiva azione, ed infine lo segue nel suo percorso verso una sorte infausta. Preda di un tormento interiore, ma silenziosamente rassegnato, Edmund pone fine alla sua breve, solitaria ed infelice vita. Tra gli attori, ho apprezzato Edmund Meschke, nelle vesti del giovanissimo protagonista, ed Ernst Pittschau, quale padre malato di Edmund; un personaggio che non perde mai la sua dignità; nonostante le tragedie che hanno segnato la sua vita - l'umiliazione della sconfitta quale combattente nella Prima Guerra Mondiale, la perdita della moglie, la malattia - ha parole di conforto per i familiari, per i quali intravede, forse grazie ad una maggiore esperienza di vita, una possibilità di vita migliore, grazie alla sconfitta del Terzo Reich. Opera di fortissimo impatto, racconta con impietosa puntualità quali conseguenze, morali e materiali, possono avere le azioni umane sotto la guida di un'ideologia "malata".
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