Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
“Un quadro obiettivo e fedele” delle terribili condizioni di vita nella Berlino semidistrutta dai bombardamenti, è ciò che promette la voce off sui titoli di testa: prostituirsi, rubare, svolgere traffici più o meno illegali con il solo obiettivo di sopravvivere. Quello che resta del Reich millenario non sono solo le macerie materiali ma anche lo sfacelo umano, rappresentato da uno dei cattivi maestri che hanno contribuito ad avvelenare le coscienze di una generazione: Edmund è un suo ex allievo che non ha mai vissuto la propria infanzia, prima cresciuto nell’ambiente fanatico della Hitlerjugend e poi costretto anzitempo ad assumersi responsabilità da adulto (“Sei ancora un bambino” “E perché non ci avete pensato prima, quando toccava a me procurare da mangiare a tutti?”) fino al gesto tragico di sopprimere per disperazione il padre malato. Rossellini lo guarda con il pensiero al figlioletto morto, a cui il film è dedicato, e dopo anni di orrori mette in scena la riscoperta della pietas per il nemico sconfitto: esibire nel titolo il nome universalmente esecrato della Germania è un gesto di coraggio mai abbastanza sottolineato. Quasi insostenibili gli ultimi 15’, quando il ragazzino prende coscienza della sua tremenda solitudine, fino ad allora mimetizzata fra le pieghe delle difficoltà quotidiane, e ne tira le conseguenze.
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