Regia di Krzysztof Zanussi vedi scheda film
Scegliere, nel 2006 e per un film, un idealista come personaggio da cui partire per una sorta di indagine conoscitiva sull’Uomo qui e ora, è già un atto di coraggio e di sfida. Lo compie il polacco Krzysztof Zanussi, un tempo autore graditissimo e in seguito smarritosi sulla via dell’agiografismo papale o papalino, sulla tratta Cracovia-Città del Vaticano. Si sa che i cineasti che vivono e lavorano in regimi autoritari hanno solitamente una spinta creativa in più che li sorregge. Evidentemente, a tre lustri e passa dal crollo del Muro di Berlino, Zanussi sente - da artista - che con la libertà è venuta meno l’etica, che con la fine delle ideologie sono venuti a mancare svariati punti di riferimento. Questo suo Persona non grata gira infatti attorno alle problematiche filosofiche ed esistenziali di un ambasciatore che, perdendo all’improvviso l’adorata compagna di una vita, si sente irrimediabilmente perduto. Ancora più perduto di quanto già non fosse. La scomparsa della donna diviene così metafora dolorosa di un Vuoto di Senso che, con lucido pessimismo, l’autore scaraventa in un tunnel senza vie d’uscita. Pare impossibile per un cattolico cotanta mancanza di speranza, a meno che non ci si voglia aggrappare all’ultima sequenza, che vede marito e moglie volar via in altri lidi, forse in paradiso, forse nel mare. La soluzione non cancella le perplessità, visto che credere ai nostri come angeli rapiti in Cielo o come energie sfumate sugli scogli, è appannaggio delle singole coscienze degli spettatori. In ogni caso, un’opera importante. Che parla degli smarrimenti quotidiani, della sporca politica contemporanea, della presenza del Male senza didascalismi né scontate esplicitazioni.
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