Regia di Fernando Meirelles vedi scheda film
L’incontro tra Justin e Tessa durante la conferenza da lui tenuta per giustificare scelte diplomatiche piuttosto discutibili è qualcosa di davvero folgorante: è l’amore che se ne frega degli schieramenti e delle ideologie, che abbatte le posizioni di partenza, che riesce a trasformare le diversità in pluralismo. Alle proteste di Tessa, attivista politica e ragazza appassionata lui risponde proteggendola da una platea che non apprezza la schiettezza di quelle rimostranze. E’ un lasso di tempo brevissimo, quanto basta per guardarsi negli occhi e fiutare un linguaggio del corpo dissimulato dalle necessità di uno spazio comune. Ed è proprio in quella dimensione collettiva che si verifica la magia, la capacità di trasformare note da stadio in musica da camera. E’ un amore a prima vista, un colpo di fulmine che lascia indietro le future incomprensioni. Il buon senso e la conoscenza reciproca devono fare un passo indietro rispetto all’energia dell’attrazione. Il matrimonio repentino, la gravidanza travagliata, il viaggio in Africa al seguito del marito diplomatico sono gli accessori che trasformano il quotidiano in qualcosa di più grande. Quello che segue appartiene ai romanzi di spionaggio, alle teorie cospirative del grande Fratello, ad una lotta di denaro e di potere in cui saranno coinvolte una multinazionale farmaceutica, il governo inglese ed un manipolo di personaggi senza scrupoli decisi a tutto pur di favorire la sperimentazione di un farmaco nocivo. Una partita giocata all’ombra delle grandi corporation umanitarie, degli slogan perbenisti e terzomondisti in cui le motivazioni di Tessa, paladina dei più deboli troverranno terreno fertile e purtroppo, un destino senza futuro. Ma come spesso accade nei cicli naturali anche qui la morte significa rinascita e dovremo dire riscoperta poiché il motivo del lutto e l’indagine per individuare i mandanti del delitto diventeranno per Justin l’occasione di conoscere veramente la persona che gli stava accanto e sulla quale, per un momento pur breve, aveva dubitato. Rivestito delle caratteristiche del film di genere, la fonte della storia è infatti l’omonimo libro dello scrittore John Le Carrè, The Constant Gardner è in realtà uno spaccato sull’ambivalenza delle relazioni umane una grande romanzo d’amore in cui la presenza assenza della persona amata, sottratta al protagonista ed a noi spettatori all’inizio del film e poi riproposta con una serie di flash back ed attraverso le azioni dell’inconsolabile marito, è il paradigma di quella dialettica emotiva in cui il rapporto con la persona amata deve passare inevitabilmente per la sua negazione. In bilico tra la storia dei grandi numeri ed un intimismo che trascolora in un romanticismo tout court The Constant Gardener è anche l’occasione per il suo regista, Fernando Meilleres (The city of God), di tornare sulla geografia delle nostre dimenticanze, sui luoghi necessari al benessere ingordo del mondo occidentale. Colorato in maniera iperrealista da una fotografia che esaltando i colori netti e luminosi rimarca la vitalità di un paesaggio saccheggiato ma ancora vitale, il film si avvale della performance di due attori, Ralph Fiennes e Rachel Weisz, capaci di dare credibilità alle alchimie del cuore lavorando di sottrazione ed esaltando il valore dello sguardo. Per questo film la Weisz ha vinto l’Oscar come miglior attrice non protagonista. Sicuramente meritato.
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