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I segreti di Brokeback Mountain

Regia di Ang Lee vedi scheda film

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La recensione su I segreti di Brokeback Mountain

di FilmTv Rivista
8 stelle

Wyoming, 1963. Ennis e Jack, cowboy isolati sui pascoli in montagna, si innamorano. E continuano ad amarsi per i vent’anni successivi, nonostante le rispettive situazioni coniugali e un diverso modo di vivere la propria omosessualità. Dal racconto Gente del Wyoming di Annie Proulx, il film di Ang Lee che ha vinto il Leone d’oro a Venezia e sbaragliato i Golden Globe (7 premi), sceneggiato da quel vecchio westerner man di Larry McMurtry, già autore di L’ultimo spettacolo e del bellissimo serial Tv Lonesome Dove. Respiro classico, regia trasparente, solitudini cosmiche che diventano paesaggi eterni, dove il melodramma è qualcosa che stritola il consumo di esistenze ordinarie sbaragliate da ciò che è straordinario per definizione: l’amore. Ecco la grande sfida di Ang Lee: una rappresentazione dell’amore che sia il più possibile prossima all’esperienza. Quindi, non solo palpitazioni ed estasi come in un romanzo stucchevolmente sentimentale, ma anche dolore, rabbia, passione carnale e impossibilità di essere (appunto) “ordinari”. Il fatto che i due amanti siano uomini, rappresentanti di un immaginario per eccellenza virile (quello western), è fino a un certo punto secondario. Anche se dalle chiusure del contesto, dalla tragedia di doversi nascondere per amare e dalla sicurezza di non poter essere accettati dal mondo scaturiscono le scelte forzate che determinano i destini di entrambi, e che per questo sono quasi una bestemmia. I segreti di Brokeback Mountain è anche un film corale, perché le tre famiglie (quella di Ennis, quella di Jack, più i genitori di quest’ultimo ai quali è dedicata una splendida sequenza nel finale) vanno a ricomporre quell’“affresco americano” così caro al regista taiwanese sin dai tempi di Tempesta di ghiaccio. La prova per nulla scontata dei due protagonisti, Jake Gyllenhall (Jack) e Heath Ledger (Ennis), aggiunge qualche fremito in più a una visione che già di per sé assicura emozioni vaste.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 4 del 2006

Autore: Mauro Gervasini

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